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«Pm denudato? È normale I magistrati trattati come tutti»

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Ma quale è l'opinione che Lei si è formata su questa vicenda? «I quesiti che mi pone sono molti ed io vorrei rispondere a tutti, ma in modo distinto e articolato…» Risponda pure come ritenga più utile ed esaustivo. «Non credo che si possa parlare di "guerra di toghe". Anzitutto fino a questo momento se si vuole proprio parlare di "guerra", occorrerebbe precisare: se di guerra, si tratterebbe, almeno fino a questo momento, di "guerra di procure"…». E quale è la differenza? «In Italia, come in tutti i sistemi giudiziari da quando mondo è mondo, perfino nei tribunali del Terrore ai tempi della Rivoluzione francese e nei tribunali dell'Unione Sovietica e degli altri Stati del "socialismo reale", la funzione del giudice e quella del pubblico ministero sono stati sempre formalmente distinte, anche se in qualche sistema come il nostro sono di fatto unitarie: anzi nel nostro ordinamento vi è ormai la supremazia di fatto del pubblico ministero poi forse si sarebbe potuti arrivare anche allo scontro tra i giudici dell'udienza preliminare». In che senso? «Se le due procure fossero "andate avanti" ognuna per proprio conto, avrebbero dovuto poi ricorrere ai competenti e diversi giudici per le indagini preliminari ed anche ai competenti e diversi giudici per l'udienza preliminare e se entrambi si fossero dichiarati competenti, si sarebbe finiti davanti alla Corte di Cassazione. E le perquisizioni con la previa denudazione di un sostituto procuratore di Catanzaro ed anche negli zainetti dei figli? «Non so se sia vero, ma qualora risulti vero che la polizia giudiziaria nel corso di questa perquisizione avrebbe costretto questo magistrato a denudarsi, non vedrei cosa ci sarebbe da meravigliarsi e quali accuse si dovrebbero rivolgere agli ufficiali ed agenti della polizia giudiziaria e al sostituto procuratore che l'ha disposta e vi ha assistito: si tratta di una prassi normalmente seguita e non vedo perché coloro che siano magistrati, ma la perquisizione nei cui confronti sia stata disposta dall'autorità giudiziaria, debbano essere trattati in modo diverso dei comuni cittadini. E poi, si tratta di un atto giudiziario sul quale né il Capo dello Stato né il Csm, ma solo il giudice competente ha il potere di pronunciarsi. E la giustificazione del sostituto procuratore procedente mi sembra del tutto ineccepibile: egli andava alla ricerca del telefonino del perquisito. La procura di Salerno procede su denunzia del magistrato De Magistris per gravi reati: abuso d'ufficio, falso, ostacolo alle indagini e così via». E perché dice «si sarebbe potuto arrivare»? «Perché dopo l'intervento inizialmente non conforme a diritto e prassi del Capo dello Stato, poi giustamente e opportunamente corretto, e dopo l'intervento del tutto illegittimo del Consiglio Superiore della Magistratura…» Perché del tutto illegittimo? «Perché qui si tratta di conflitti giudiziari, non di comportamenti contrari al decoro, alla dignità e alla deontologia di singoli magistrati, e soltanto dopo che un giudice avesse dichiarato non legittimo l'atto, ad esempio di sequestro o di contro-sequestro compiuto da un magistrato, il Consiglio Superiore sarebbe potuto intervenire. Ma è da tempo che il Csm aspira a diventare "giudice supremo", in questo sospinto dall'Associazione Nazionale Magistrati che controlla meglio il Csm che non ad esempio la Corte di Cassazione, anche se ormai controlla anche questa. Ma quale sarebbe il rimedio? «La riforma dell'ordinamento giudiziario con la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, con la gerarchizzazione con a capo un procuratore generale che "diriga il traffico" e che sia politicamente responsabile dell'esercizio delle funzioni di accusa; ma questa riforma non si potrà mai fare perché ha l'opposizione del Partito Democratico, il cui segretario ha un unico tema sul quale tenere unito il suo partito: l'antiberlusconismo e il giustizialismo, e l'Udc se vuole sopravvivere gli deve andare dietro. E poi ritengo che salvo che a parole neanche il Popolo delle Libertà abbia intenzione di andare avanti sul terreno di queste riforme: la reazione della magistratura sarebbe durissima, con avvisi di garanzia, arresti, sentenze di condanna e così via. E non dimentichiamoci che un buon trenta per cento, e cioè An, in coerenza con la sua identità storica e culturale, è fermamente giustizialista. Ma poi ritengo che la "guerra delle toghe" avrà presto fine, perché l'Anm convincerà tutti i "belligeranti" che è in gioco il potere politico che la Magistratura si è conquistato».

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