Alla Camera Al via i lavori per la nuova Auletta dei gruppi, sarà aperta alla città nel 2010 Riapre la sala dell'ultimo discorso di Aldo Moro
Lì fu anche presentato per la prima volta il piano Pandolfi, per la moralizzazione della spesa pubblica. È l'auletta dei gruppi parlamentari. Si trova nella parte basamentale del palazzo dei Gruppi parlamentari, in via Uffici del Vicario, praticamente di fianco a Montecitorio. Anche se il suo vero ingresso, quello per il pubblico, è in via Campo Marzio. Un pezzo di storia. Un luogo dove si è scritta la storia. L'auletta è stato uno dei luoghi sacri della Prima repubblica e non è un caso che primi problemi - di sicurezza degli impianti - si siano evidenziati nel 1989, anno della caduta del Muro di Berlino, e con l'avvento della Seconda repubblica, nel 1994, si sia decisa la definitiva chiusura. Nel 2003 è stata rasa al suolo. Da venerdì scorso sono iniziati i lavori di ristrutturazione che dureranno poco più di un anno. E saranno spalancate le porte non solo alla politica ma anche alla città. La nuova sala, infatti, che si trova nel pieno centro della Capitale, sarà aperta ai romani: potrà ospitare iniziative, convegni, mostre. Cambierà radicalmente aspetto. Sembrava un vecchio cinema un po' fuori moda, con le sue poltroncine in velluto e i suoi trecento posti. Ora sarà supertecnologica e assomiglierà un po' al Reichstag tedesco. Il progetto, messo a punto dallo studio romano Petruccioli, ricalca in parte quello del Parlamento di Berlino realizzato nel decennale della riunificazione da Norman Foster: avrà un grande lucernaio dalla forma semicircolare a conchiglia. Questa calotta sarà trasparente e accoglierà la luce esterna. Guardaroba, foyer, cabine per la traduzione simultanea e schermi di ultima generazione: sarà all'avanguardia. Tra quelle mura si sono scritte davvero le pagine degli annali della politica. Era una sala che ospitava prevalentemente le riunioni dei gruppi parlamentari, spesso congiunte, quando i deputati e senatori erano chiamati davvero a decidere. «Ricordo bene il posto dove ero seduto quando la sinistra Dc presentò la candidatura al Quirinale di Aldo Moro nel '71 - racconta Gerardo Bianco, quarant'anni in Parlamento tra cui un lungo pezzo come capogruppo proprio della Dc -. Iniziò una lunga opposizione guidata da Taviani, la riunione fu sospesa. Il giorno dopo si votò, alla fine la spuntò Leone. Ma ricordo anche le grandi riunioni internazionali, come quella dell'Unione europea occidentale per i suoi trent'anni di vita con i grandi leader». Certamente un giorno che passerà alla storia è il 28 febbraio 1978, il giorno in cui proprio Moro arrivò avvolto in un cappotto un po' febbricitante e certamente con un po' di raucedine, come ricorda il giornalista e commentatore parlamentare Francesco Damato: «Il gruppo Dc era spaccato a metà e Moro fece un discorso di altissimo profilo convincendo i suoi parlamentari a dare il via libera al governo di solidarietà nazionale guidato da Giulio Andreotti». Due settimane dopo, il 16 marzo verrà rapito dalle Brigate Rosse e quelle parole pronunciate nell'auletta saranno quelle del suo ultimo discorso. Altra stagione politica, altra storia: nell'89 verrà presentato lì il primo governo ombra voluto dal Pci di Occhetto: ministro degli Esteri era un certo Giorgio Napolitano. Ma la sala verrà utilizzata dopo soprattutto per le commemorazioni. Di De Gasperi e don Sturzo, ma anche di Nenni (nell'80), di Einuadi (nell'81), di Almirante (nell'88). E una storica di Togliatti nell'83. Storica perché arrivò l'allora presidente della Repubblica, Sandro Pertini (che di commemorazioni non se ne perdeva una, un giorno minacciò: «Verrò ancora») disse del Migliore: «Sono venuto al convegno perché ho sempre considerato Togliatti un compagno di lotta. Sono qui per testimoniare la mia solidarietà alla sua opera». Tante commemorazioni al punto che alimentarono, nei primi anni '90, anche una piccola leggenda: che in quella sala s'aggirasse anche un fantasma. Fu un commesso a dire di averlo visto e altri suoi colleghi raccontarono di aver udito strani scricchiolii, al punto da prevedere una squadra se non di ghost buster di vigilanza speciale. Oltre quello che era accaduto in quell'aula bisognava dare spazio anche alla fantasia.