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Ora la sinistra riconosca i propri errori

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La sinistra post-comunista lo ha combattuto senza tregua, fino alla sua morte in esilio, attraverso l'uso della giustizia politicizzata e sventolando la bandiera di una supposta nobile diversità morale. Oggi una parte della magistratura politicizzata, perfino più degradata rispetto all'epoca di mani pulite, e la questione morale si ritorcono contro gli stessi eredi della tradizione comunista italiana che ne hanno fatto un programma politico. L'effetto e le conseguenze di questo processo si stanno rivelando fatali per la sinistra italiana. Le accuse di Clementina Forleo all'ex magistrato di Milano, e ora senatore del Pd, Gerardo D'Ambrosio, le sconcertanti iniziative giudiziarie fra le stesse procure, l'esplodere di una questione morale riguardante le giunte e gli amministratori locali della sinistra in molte, troppe, città italiane, confermano in pieno il motto: «chi di spada ferisce di spada perisce». Alla presentazione degli archivi di Bettino Craxi, avvenuta venerdì a Siena, alla presenza della figlia Stefania Craxi, lo storico Piero Craveri, a proposito di Tangentopoli, ha avanzato la tesi di un colpo di Stato. Secondo Craveri, infatti, si può palare di colpo di Stato in una democrazia quando una parte politica si allea con un corpo dello Stato, in questo caso una parte della magistratura, che, secondo la Costituzione, dovrebbe restare neutra rispetto alla dialettica politica. Si tratta di una analisi e di una conclusione particolarmente significativa, che finalmente si fa strada anche fra gli storici, e che avvalora l'opinione di quanti, nel vivo nella battaglia politica di questi anni, hanno denunciato il rischio per la democrazia e per la libertà dei cittadini a seguito dell'uso della giustizia per finalità di ordine politico. Soprattutto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha la fortuna di vedere confermate tutte le sue denunce sul ruolo politico svolto da una parte della magistratura - per fortuna minoritaria anche se urlante - dalle vicende di questi giorni e ora anche dalle riflessioni di storici autorevoli. Ora ci si attende che la sinistra - come giustamente si è augurato il sapiente ministro della giustizia, on Angelino Alfano - trovi il coraggio e la forza di ammettere i propri errori e soprattutto di contribuire ad una profonda riforma della giustizia. Nel nome, aggiungo io, di un uomo come Piero Calamandrei, che ha incarnato come pochi una concezione alta e sacra della giustizia.

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