Alfano: "Servono riforme condivise"

Precisa che tali rapporti ci furono «fino alla data in cui non mi è stato notificato il primo avviso di garanzia, ragion per cui ho comunicato ad un soggetto attualmente vicino a Di Pietro, come fosse inopportuno l'incontro precedentemente fissato, proprio per non creare imbarazzo a Di Pietro». A stretto giro è arrivata la dichiarazione di Di Pietro: «I miei rapporti con lui non sono stati nè opachi nè illeciti. Nient'altro che incontri elettorali, senza alcun altro fine». Intanto il Guardasigilli Angelino Alfano ribadisce: per evitare che si ripetano gravi episodi come quello della guerra tra procure servono delle riforme condivise della giustizia. L'opposizione concorda e risponde di essere pronta al confronto. Ma un'intesa, allo stato, sembra quasi impossibile. «Serve una riforma delle istituzioni compresa anche una riforma della giustizia», osserva D'Alema, commentando l'appello di Alfano. Ma sarebbe bene, incalza il ministro ombra della Giustizia Lanfranco Tenaglia, che dalla maggioranza arrivassero proposte concrete. Il Pd, infatti, «le sue le ha fatte e le ha presentate alla Conferenza nazionale del partito», prosegue il capogruppo del Pd in commissione Giustizia del Senato Felice Casson, «sarebbe bene che ora fosse il centrodestra a parlare». Sembra che il pacchetto di riforme che il Cdm si prepara a varare prima di Natale non conterrà nessuna di quelle modifiche costituzionali invocate da Alfano come la separazione delle carriere e la riforma del Csm. Per queste, si fa capire nella maggioranza, si attenderebbe prima di tutto la pronuncia della Consulta sul Lodo Alfano e poi un clima migliore, visto che rimettere mano alla Carta Costituzionale richiede molto tempo e una maggioranza qualificata. Sempre che si intenda evitare il referendum confermativo. Così, per il momento si punta a modifiche che mirano a riformare il processo e a sistemare un po' le cose nella magistratura senza troppi cambiamenti radicali. Ma anche su questo fronte un'eventuale intesa sembra difficile da raggiungere. Il presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno, ad esempio, pensa che un accordo tra i poli sia possibile almeno sull'ipotesi di istituire un periodo di praticantato anche per le toghe per valutare nella pratica le reali capacità degli aspiranti. Ma nel Pd, da Casson a Tenaglia, la misura sembra addirittura «inutile» visto che durante il governo Prodi si è già previsto che prima di accedere al concorso si sia già frequentata la Scuola che organizza stage nei vari uffici giudiziari o che si sia avvocati o che si sia vincitori di pubblico concorso. Riforme serie sulla giustizia sono invocate a gran voce anche dal leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. Ma se modifiche ci dovranno essere, osserva il capogruppo del Pd in commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti, queste non siano contro la magistratura: un appello condiviso anche dal responsabile Giustizia Prc Giovanni Russo Spena. Il problema, osserva il capogruppo del Pdl in commissione Enrico Costa, è che si dovrebbero anche riorganizzare gli uffici giudiziari per una «maggiore efficienza». È vero, incalza il collega di partito Gaetano Pecorella, ma ci dovrebbe essere anche una maggiore gerarchizzazione delle Procure per evitare ogni rimpallo di responsabilità.