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Tremonti teme agguati dei finiani e li chiama uno a uno senza filtri

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Ma Giulio Tremonti non sembra essere preoccupato da questo. Anzi. Professore "prestato" alla politica, abituato a fissare un obiettivo e a lavorare per raggiungerlo, non si ferma davanti a qualche mugugno di Palazzo, alle critiche di chi lo addita come «un battitore libero». Anzi. Davanti a posizioni "strane", critiche ingiustificate ed iniziative non in linea, il ministro dell'Economia preferisce alzare la cornetta e parlare direttamente con i suoi intelocutori. Ed è quello che ha fatto anche ieri con qualche esponente di An. Nel pomeriggio era atteso alla Camera per l'audizione sulla crisi economica. Ma la sua giornata è cominciata molto prima, calata ancora nella polemica su Iva-Sky-pay tv. Una vicenda su cui Tremonti ha tenuto il punto fin dall'inizio. Tant'è che, l'altro giorno, davanti ad una ventilata apertura di Berlusconi a variare la norma, c'è stato un filo diretto Bruxelles (dove si trovava il titolare di via XX settembre) e Tirana (dove invece era in missione il premier). Una telefonata non lunga, avvenuta nel primo pomeriggio. Parola più, parola meno, il messaggio di Tremonti sarebbe stato: se si torna indietro sull'Iva per le pay tv, "io lascio". Poche parole ma significative. Si diceva di An. La posizione di via della Scrofa su questa vicenda continua ad essere alquanto diversa da quella di Fi. Non che An sia contraria alla norma in sè, ma, come più di qualcuno dei colonnelli ha confidato nei giorni scorsi, via della Scrofa avrebbe preferito un provvedimento condiviso, forse scaglionato nel tempo, e comunque magari varato dopo Natale. Motivo per cui, An ha tentato di mediare da subito, con telefonate, pressing e cercando di rinviare il tutto al vaglio del Parlamento. Alla luce di tutto questo Tremonti ieri mattina ha deciso di parlare con alcuni colonnelli aennini. Telefona a Ignazio La Russa (senza passare attraverso la batteria, il centralino riservato del Viminale rintraccia vip) parla con Bocchino e Gasparri. Cerca insomma di mettere la parole fine a questa vicenda. Aiutato anche dal placet dell'Ue che arriva in tarda mattinata e che spiega come la norma del governo sia giusta, e che quindi «il dossier è chiuso». C'è da dire anche che il rapporto tra Tremonti e An non è mai stato idilliaco. Negli anni passati abbiamo assistito a numerose frizioni tra l'allora presidente Gianfranco Fini e il "professore" forzista. Spesso ancora oggi, nel ragionamento aennino, Tremonti è uno che lavora e decide troppo da solo, non abituato al confronto, e comunque, forse, troppo attento ai "numeri". Nell'estate scorsa An invitava il ministro a non essere troppo rigido e chiuso verso quelli che sarebbero stati i provvedimenti economici dell'autunno, a cominciare dalla manovra finanziaria il federalismo fiscale. Nel Transatlantico ieri c'era molta attesa verso quello che avrebbe detto il ministro dell'Economia in audizione. Alcuni parlamentari, chiacchierando con i cronisti, ricordavano una battuta caustica di Tremonti («le nostre tasse sono cretine»), il suo "chiodo fisso" sulla riforma del sistema impositivo («gli italiani pagano tasse svedesi per servizi katanghesi»). E anche la sua sottile ironia. Basta vedere come Tremonti ha risposto ieri a Bruno Tabacci, che ieri ri in audizione gli faceva notare come sia sempre più assente dal Parlamento. E lui: «Prometto maggiori presenze del ministro e del governo in Parlamento simmetricamente a minori presenze di altri in tv...». Insomma, la partita Iva-Sky-pay tv, sembra chiusa, con un risultato ancora una volta a favore del titolare dell'Ecnomia. C'è stato anche chi ha ricordato un aneddoto sul ministro. «Nella sua scorsa esperienza da ministro teneva sulla scrivania il barattolo di pelati Cirio che gli serviva da "ricordo" del crac e simbolo delle sue battaglie contro l'allora governatore di Bankitalia, Antonio Fazio, poi dimessosi a fine 2005, che accusava di aver esercitato scarsa vigilanza e tutela dei risparmiatori. E questo la dice lunga sul personaggio...».

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