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Caso Sky, che figura per la sinistra

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Mancava giusto una grande manifestazione di piazza per il pluralismo e la libertà contro il "dittatore" Silvio Berlusconi. Non ne hanno avuto il tempo. Proprio sul più bello Walter Veltroni e i suoi sono stati costretti alla ritirata. In silenzio. Non una parola per commentare quella che è, a tutti gli effetti, una figuraccia. Perché, sulla vicenda Sky, l'opposizione ha sbagliato tutto. E a dirlo non sono né il premier, né il ministro dell'Economia. A smentire gli sventurati che in questi giorni si sono lanciati all'attacco del governo sono addirittura Romano Prodi e la commissione Ue.L'ex premier, intervistato dal Messaggero, non si scandalizza affatto della decisione dell'esecutivo di alzare al 20% l'Iva su Sky. "Era ovvio che il governo dicesse sì all'allineamento delle aliquote - commenta -, adempiere a questa obbligazione era ovvio". Per Prodi, quindi, Berlusconi non poteva fare altrimenti. E infatti, a stretto giro di posta, ecco arrivare la conferma della Ue. «Se le autorità italiane dovessero insistere nel non cambiare le aliquote Iva sulla tv a pagamento - spiega la portavoce del commissario europeo al fisco Laslo Kovas -, la Commissione dovrà aprire una procedura di infrazione». Parole chiare seguite da una breve ricostruzione della vicenda. «La Commissione ha ricevuto nell'aprile del 2007 - raccontano a Bruxelles - un reclamo in cui si denunciava la presenza di due aliquote diverse nel settore delle tv a pagamento. Ricordo che nella direttiva Iva c'è un allegato in cui si dice che si può applicare un'Iva ridotta, ma assicurando la neutralità fiscale. Dunque non ci possono essere aliquote diverse per uno stesso tipo di servizio. Le autorità italiane hanno ammesso che l'attuale regime non era conforme alle regole comunitarie e si sono impegnate a cambiarlo». Caso chiuso? Sembra proprio di sì anche perché, dopo le dichiarazioni della Ue, nel campo dell'opposizione cala il silenzio. Certo, probabilmente l'esecutivo avrebbe potuto intervenire diversamente, la procedura di infrazione non era stata ancora avviata, ma una cosa non è in dubbio: Silvio Berlusconi e i suoi dovevano fare qualcosa. Mediaset non c'entra. Eppure per giorni l'opposizione non ha parlato di altro. Sulle tv e sui giornali sono risuonate frasi tipo: «Approfittando della chiamata alle armi per la crisi, Berlusconi ha assestato uno schiaffone al suo concorrente» (Enrico Letta); «Questa volta nessuno potrà dire che il conflitto di interessi è una fissa del centrosinistra, del Pd» (Rosy Bindi); «Un atteggiamento preoccupante che conferma la volontà di questo esecutivo di agire con la massima discrezionalità in particolare sulle questioni dell'emittenza radiotelevisiva» (Giovanna Melandri).  Si potrebbe continuare ancora, ma adesso è il momento del silenzio. Per tutti, ovviamente, tranne che per Berlusconi che intercettato dai giornalisti gongola: «Avete visto? Che vi avevo detto? Il fatto che sia stato attaccato su una cosa di cui non ero al corrente rappresenta bene il comportamento di questi signori, sinistra e giornali, contro di me e il governo. Hanno fatto una figuraccia enorme e credo che gli italiani potranno trarne un giudizio definitivo su questi signori». «Mi hanno trattato - aggiunge - come se il presidente del Consiglio si scagliasse contro un concorrente di Mediaset. Se avessi voluto fare gli interessi di Mediaset sarebbe stato il caso di lasciare tutte le aliquote al 10% diminuendole a Mediaset e favorendola». Veltroni non commenta. A Natale potrà consolarsi con un abbonamento Sky a prezzi stracciati.

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