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Il club di Riccardino c'è. Ma nessuno sa che cosa fa. La ...

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L'allora deputato semplice dell'Ulivo (siamo alla primavera del 2007) era animato da una irrefrenabile passione da tifoso degli azzurri. Irrefrenabile perché andava oltre qualunque steccato. Villari girava in Transatlantico pregando i deputati di sottoscrivere l'adesione al club: 20 euro. A qualcuno è stata rilasciata una ricevuta, qualcuno più fortunato ha avuto anche una tessera. A occuparsi della riscossione un funzionario della Camera dell'ufficio competenze, volgarmente si tratta dell'ufficio che si occupa dei privilegi dei parlamentari. Il club è stato inaugurato in pompa magna nel luglio del 2007 alla presenza del presidente del Calcio Napoli Aurelio de Laurentiis. «In realtà - ricorda il vicepresidente Gioacchino Alfano (Pdl) - era stato fondato prima, quando la squadra era ancora in serie B. Era il primo club di squadra non in A che veniva costituito». Alla cerimonia in quella torrida estate c'era anche un imbarazzato Giulio Tremonti, allora vicepresidente della Camera, che «pur mantenendo le mie caratteristiche nordiste» non si sottrasse alla foto di famiglia. Il club allora dichiarò le sue iniziali settanta adesioni, tra i primi a dare il loro assenso anche Italo Bocchino, oggi vicecapogruppo alla Camera per il Pdl. Ad agosto, in occasione del trofeo Birra Moretti, l'esordio dell'associazione con tanto di striscione in mostra allo stadio San Paolo. Quel giorno venne annunciato che le iscrizioni erano salite a quota 100. Dopodiché il cartello è stato riposto in uno sgabuzzino e mai più utilizzato. Zero attività. «Ma gli iscritti potrebbero essere molti di più - confessa Alfano -. Potremmo arrivare a quota mille, potremmo essere il principale club del Parlamento». Potremmo, potremmo. Ma.. «Ma nessuno se ne occupa, abbiamo troppi impegni», aggiunge il deputato pidiellino che è anche presidente della Nazionale di calcio parlamentari. «Stiamo preparando un'altra manifestazione con i giocatori - gli fa eco Costantino Boccia, deputato del Pd -. Ancora non c'è una data, dovremmo parlarne con Riccardo (Villari ndr). Ma come si fa, adesso, con tutti gli impegni che ha. Non riusciamo nemmeno a parlarci». Zero manifestazioni, zero attività. Non si è mai svolta nemmeno l'assemblea dei soci. Non si ha notizia di un bilancio. Non c'è all'orizzonte lo straccio di una iniziativa. A confronto il Roma Club Montecitroio (500 iscritti, presidente Paolo Cento) è una macchina da guerra. E anche quello della Juve, guidato Maurizio Paniz, non è da meno. Anche il club milanista si muove tanto (presidente Enrico Letta che Roberto Maroni vorrebbe «spodestare»), al punto che è stato preso d'assalto in occasione della trasferta di Atene in occasione della finale di Champions League. Quello del Napoli langue. «Siamo partiti alla grande, poi ci siamo un po' persi», ammette Giuseppe Consolo, famoso avvocato romano che non ha voluto tradire le sue origini e passioni partenopee. In effetti oggi non sono pochi i napoletani alla guida delle istituzioni. A cominciare dal presidente della Regione Piero Marrazzo che infatti è anche un tifosissimo di Lavezzi e Hamsik. O come Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo al Senato del Pdl, che nel suo ufficio a Palazzo Madama ha arredato persino una sorta di edicola votiva dedicata all'esterno destro argentino. E non è neppure un mistero che i club calcistici di deputati e senatori sono anche dei piccoli network di lobby, sfruttati dalle stesse società. Per esempio i napoletani, questo sì, si sono dati da fare per rivendicare a suon di interrogazioni parlamentari per chiedere al govenro un riequilibrio dei diritti televisivi. Ma sono state iniziative di singoli a differenza di altre tifosi di altri sodalizi che si sono organizzati in maniera diversa. È il caso di dirlo: hanno fatto squadra. Villari no. Come per la Vigilanza Rai appare un solitario, un uomo che agisce nell'ambito istituzionale ma per sè. O per la sua poltrona. F. d. O.

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