D'Alema, i dalemiani e i dalemismi
D'Alema mi era sembrato allora piuttosto disinteressato alle questioncine del Pd, forse persino scarico su questo e decisamente attento ai suoi amati temi internazionali. Domenica sera, tra Tg1 e Crozza Italia, è tornato il Baffo di Ferro a cui siamo tutti abituati. Ed è apparso chiaro che i sei mesi che condurranno il Pd alle europee saranno sei mesi che vedranno D'Alema protagonista. In questi suoi giorni di assenza, senza D'Alema si sono fatti vedere i dalemiani, categoria sempre negata dal «Capo», ma decisamente reale e presente, in particolare dopo la nascita di Red. I dalemiani non hanno fatto una gran figura, in particolare per via del «pizzino» a causa del quale Nicola Latorre si è beccato una telefonata letteralmente infuriata dell'ex premier dal Messico. Io guardo a tutto questo dall'osservatorio privilegiato di Red Tv, senza essere però mai stato dalemiano, anzi, avendo coltivato a lungo la tentazione dell'antipatia per l'uomo e del sospetto per il politico. Va detto, però, che propria la telefonata infuriata di D'Alema al dalemiano che sbaglia platealmente, racconta la partita che l'ex premier sta conducendo in questo momento ed è una partita saggia. In un Pd del tutto svuotato di contenuti e idee forti, D'Alema ha costruito un reticolato di persone e spunti di riflessione che non ha eguali e si estende dalla fondazione Italianieuropei fino alla più pragmatica associazione politica dei Riformisti e Democratici (Red, appunto). Insomma, più che ai dalemiani (dei quali secondo me farebbe volentieri a meno), D'Alema offre la sua attenzione alla costruzione di un'idea forte all'interno del Pd, accompagnata ad una forma organizzativa capillare: lo chiamerei «dalemismo» ed è giorno dopo giorno più evidente. La finalità di questa costruzione non è, banalmente, scalzare l'eterno rivale Walter Veltroni. La finalità è dare un'identità al Pd, fornire una concreta dimensione territoriale, far vivere una sintesi non banale tra le identità e non un'assenza di identità, assenza che è la cifra dell'attuale Partito democratico. Tutto questo è certamente parte di una battaglia di potere, ma ha una sua generosità perché D'Alema sa, e lo ha detto esplicitamente domenica sera da Crozza, che il prossimo leader del Pd apparterrà ad una generazione che non è la sua. Ecco, l'idea di futuro sembra interessare seriamente un leader che ha molto passato alle sue spalle. Nel Pd questa è una risorsa preziosa e persino rara. Se l'uomo saprà moderare la sua tendenza alla vanità e ad una sorta di bulimia del potere, il rinnovamento necessario di un partito esamine potrà servirsene utilmente. *www.marioadinolfi.ilcannocchiale.it