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Anche il Nord boccia la gestione veltroniana

Veltroni

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Questa volta siamo di fronte a qualcosa che è ben più che una idea. Il sindaco di Torino Sergio Chiamparino, il sindaco di Venezia Massimo Cacciari e il presidente della provincia di Milano Filippo Penati, hanno detto basta agli indugi e vogliono passare dalle enunciazioni ai fatti. Addirittura, ha detto Chiamparino domenica, si dovrebbe fare questo partito del Nord prima della riunione della Direzione del Pd prevista per il 19 dicembre. Cioè in questi giorni. Per quella data al segretario Veltroni toccherà gestire ben due secessioni, quella dalemiana e quella nordista. Una miscela esplosiva. Ma che cosa è il Partito del Nord? Dovrebbe essere, da sinistra, la risposta alla Lega. Dovrebbe, nelle intenzioni dei suoi promotori, essere persino addirittura qualcosa di più di una riposta alla Lega in quanto potrebbe rappresentare il tentativo di agganciare la Lega e di sottrarla all'abbraccio con Berlusconi. Insomma, la strategia nordista avrebbe un doppio obiettivo, disincagliare il Pd dalle pastoie romane dando alla parte più sviluppata del Paese un partito di sinistra interamente calato nella realtà del territorio, e, al tempo stesso, dovrebbe fornire al partito nazionale la possibilità di allargare il suo angusto ambito di alleanze. C'è nella strategia del partito del Nord il riconoscimento di una doppia realtà. Da un lato ci si rende conto che l'immagine del Pd, essendo troppo romano-centrica, appare sbiadita alle popolazioni padane e nordiche in generale, dall'altro il riconoscimento che la Lega ne ha una rappresentanza definitiva. C'è qui una doppia critica a Veltroni. La prima è di aver immaginato un Pd troppo mediatizzato e poco ancorato ai territori, dall'altra di aver dato vita a un partito che, avendo eliminato tutti gli alleati di sinistra, si trova prigioniero della formazione più aderente al populismo meridionalistico, cioè l'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. È difficile che il progetto faccia passi in avanti. L'idea che il Pd sia a sinistra l'equivalente dell'aggregazione democristiana tedesca dove la Cdu e la Csu si contrappongono a socialdemocrazia e verdi, appare campata per aria. Il modello Lega è improponibile per il Pd, in quanto la Lega ha costruito un radicamento sul territorio e un connotato identitario che sono difficilmente eguagliabili da parte di un partito nazionale che dovrebbe dar vita a una finta scissione per catturare consensi nordisti. Resta in piedi, allora, del progetto Chiamparino solo l'aspetto polemico nei confronti della gestione veltroniana del partito. Resta in piedi, cioè, la critica verso un partito di sola immagine, incapace di radicarsi in realtà che sono piene di domande alle quali la sinistra non sa rispondere. L'altro corno del dilemma, l'alleanza con la Lega, mostra una debolezza ancora più esplicita. La Lega è saldamente alleata al Popolo della Libertà e sul territorio, dove non fa da sola, va preferibilmente con le forze di centro-destra. La Lega ha certamente interesse a un rapporto con la sinistra, ma questo interesse è circoscritto all'approvazione della riforma federale. Se la Lega deve immaginarsi un asse con il Pd, preferirà quello nazionale in cambio di un atteggiamento parlamentare non ostile al federalismo, mentre non sa che cosa farsene di aggiungere un alleato per governare comuni del Nord in cui è dominante oppure alleato con il Popolo delle Libertà. Siamo quindi di fronte ad uno scenario politico che ha pochi sbocchi, a meno che... A meno che il gruppo nordista del Pd non decida autonomamente di trasformarsi nel Partito del Nord. In questo caso avremmo il primo tangibile segnale della implosione del partito di Veltroni. È una scenario che vedrebbe Veltroni alleato con D'Alema e gli ex popolari. Nel Pd di oggi, accanto alle divisioni classiche, componente diessina e componente ex margheritina, accanto alle rivalità personali, accanto all'alternativa partito tradizionale e partito del leader, ci accingiamo ad aggiungere lo scontro fra il partito del Nord e tutti gli altri. Una serie di guerre civili, con capovolgimenti di alleanze, che ormai riescono sempre più incomprensibili all'elettorato dei democrats. Che può mandare tutti al diavolo.  

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