Voglio raccontare ai lettori de Il Tempo un episodio di cui ...
Neppure quando, come nel mio caso, è evidente uno sforzo, un orientamento, una sensibilità aperta al dialogo, alla comprensione e alla collaborazione. Oltre ad un sincero amore per la cultura, e qualche titolo culturale non disprezzabile. L'episodio a cui mi riferisco è avvenuto a Firenze in occasione della presentazione al pubblico del restauro del David di Donatello. Era la seconda volta, nell'arco di pochi giorni, che mi recavo a Firenze, dapprima per presentare il restauro di un altro capolavoro: la Madonna del Cardellino di Raffaello. Non mi sottraggo, infatti, a nessun impegno, qualche volta molto faticoso, perché ritengo un dovere ringraziare tutti coloro che si occupano della tutela e del restauro del nostro patrimonio artistico. La cerimonia prevedeva il saluto delle numerose autorità presenti e dei rappresentanti delle soprintendenze locali. Quando è giunto il mio turno, l'intervento conclusivo della manifestazione prima di scoprire ufficialmente la celebre opera di Donatello, ho notato un certo trambusto nella sala affollata e, subito dopo, la maggior parte del pubblico che si voltava dalla parte opposta rispetto al palco degli oratori, dal quale avevo appena iniziato a rivolgere un breve saluto. Che cosa era accaduto? Era accaduto, certamente non casualmente, che, nel momento esatto in cui prendeva la parola il Ministro, qualcuno dell'organizzazione dava il via con un cenno allo scoprimento del telo che ricopriva il capolavoro di Donatello. Cosicché tutto il pubblico, come ho detto, era indotto a guardare ammirato l'opera restaurata, prima della conclusione dei discorsi ufficiali. Ho voluto citare questo episodio per dimostrare che la faziosità, il livore, il razzismo antropologico di una certa sinistra possa giungere fino al punto di stravolgere i più civili rapporti di rispetto per le persone e per le istituzioni. Ciò che più mi ha amareggiato, tuttavia, è il fatto che questi comportamenti non sono propri di agitatori politici, bensì di persone che ostentano e reputano di essere depositari della vera cultura. E non sanno, invece, di rappresentare l'antitesi della vera cultura, che si fonda sul dialogo, sulla capacità di comprendere e di rispettare le ragioni degli altri. E soprattutto sul rispetto della persona. Rimpiango la sinistra del passato, che almeno credeva in alcuni valori fondamentali, e assisto con malinconia alla morte della sinistra, sprofondata nei salotti aristocratici e radical chic, immortalata da Luxuria nell'Isola dei famosi, e divorata nell'anima da un uomo come Di Pietro.