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Sinistra incomprensibile

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Anzi. Nell'opposizione continuano a persistere diverse correnti, posizioni, pensieri, progetti. Ecco che allora, al premier che invita a collaborare, una parte dell'opposizone risponde «no grazie», un'altra replica con maggior cautela, un'altra ancora «dice collaboriamo per il bene del Paese», chiedendo però all'esecutivo delle modifiche del dl approvato. Anche sull'opportunità dello sciopero proclamato dalla Cgil per il 12 dicembre nel Pd ci si divide: le ragioni di Epifani sono condivise soprattutto dagli ex Ds, mentre i centristi appaiono molto più cauti. A sentire chi conosce bene la realtà del partito di Veltroni questo è il sintomo di una divisione interna sulla natura stessa del Pd: da una parte c'è chi non intende abbandonare le radici socialiste, dall'altra l'ex Margherita decisa a dare vita a una filosofia politica nuova. Sta di fatto che nel Partito democratico ci sono tanti malumori e numerose difficoltà. C'è anche parecchia confusione, quasi l'input principale fosse solamente uno: attaccare e farlo nonostante tutto. Nonostante le misure varate dal governo per le fasce più deboli, nonostante la richiesta da parte del premier di collaborare, nonostante una crisi economica che sta creando non pochi problemi nel panorama internazionale e per cui la strada del diaologo sarebbe quasi implicita. Per rendersi conto della confusione che regna nel Pd, basta osservare il tam tam di dichiarazioni sulla decisione della Cgil di confermare lo sciopero. Alle parole di Italo Bocchino che accusa il sindacato di Guglielmo Epifani, di avere una «volontà aprioristica di fiancheggiare il Pd», replicano subito Enrico Letta e il portavoce del partito Andrea Orlando: «La voglia di collaborare c'è. Ma è evidente che quando si parla di provvedimanti di questa ampiezza la collaborazione ha senso se c'è anche il coinvolgimento nella. A stretto giro di posta arriva anche Veltroni: il dl anticrisi è «del tutto insufficiente» e, in ogni caso, «non è immaginabile che l'opposizione venga semplicemente invitata a ratificare decisioni già prese senza alcun coinvolgimento». Il segretario Pd critica poi il governo, accusandolo di voler «inasprire i rapporti sociali e politici, un atteggiamento che appare tanto più irresponsabile vista la pesantezza di una crisi che il governo ha prima negato e che ora non riesce a fronteggiare». Veltroni rilancia anche «la proposta di un tavolo con le parti sociali in cui sia presente non solo Confindustria ma anche le piccole e medie imprese», invitando il governo «a non continuare sulla strada irresponsabile della divisone tra sindacati, un comportamento che non potrà che generare altro conflitto». Toni un po' diversi sono usati da Udc e Idv, lasciando qualche spiraglio in più sul dl anticrisi, pur senza risparmiare critiche al governo. Dice Casini: «L'invito del presidente del Consiglio è accolto perché a richiesta di collaborazione rispondiamo "presente". Il nostro giudizio però è che questa manovra è insufficiente. Bisogna avere più coraggio». E Di Pietro promette un atteggiamento «propositivo», pur definendo un «topolino» la manovra partorita dalla «montagna» del governo.

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