«Senza ottimismo
sarà un Natale difficile»
Marco Venturi, presidente di Confesercenti, condivide quanto vanno dicendo da settimane il governo e le associazioni imprenditoriali. «Se circola il pessimismo, se il pensiero prevalente è che in futuro sarà peggiore, invece di spendere la tendenza sarà di stringere la cinghia». Si dice sempre che nei momenti di difficoltà ogni categoria deve fre la sua parte. L'associazione degli esercenti che intende fare per far rimettere in moto i consumi? «L'iniziativa principale spetta al governo. Noi possiamo venire incontro in qualche modo. E lo abbiamo dimostrato». Come? «Il governo ha attivato la social card che consente l'acquisto scontato di alcuni generi per categorie con reddito molto basso. Noi ci siamo impegnati a praticare su quei medesimi prodotti un ulteriore sconto del 5%». Un po' pochino, no? «Il governo ci aveva chiesto di praticare uno sconto del 10% ma per noi diventava difficile». Ma non è che poi questa iniziativa resta sulla carta e bisogna battere a tappeto la città per trovare un esercente che faccia lo sconto? «Finora abbiamo ricevuto l'adesione di circa un migliaio di piccole e medie imprese commerciali ma stiamo lavorando per avere un'adesione più ampia». E bloccare i prezzi per qualche mese come incentivo agli acquisti? «E come si fa? Se aumentano i prezzi dell'energia, degli affitti, dei prezzi alla produzione è impossibile. Ci deve essere una contestualità di fattori per avere una tenuta deiprezzi e comunque non ci può essere un'azione dirigista dall'alto». La detassazione delle tredicesime sarebbe un incentivo ai consumi o i soldi in più andrebbero a risparmio come sostengono alcuni? «Era un'operazione da fare. Anche il presidente Berlusconi aveva mostrato una timida disponibilità ma poi c'è stata una frenata. C'è il timore reale da parte nostra che fallisca un'occasione come il Natale che di solito è favorevole ai consumi. Se dovesse essere così sarà difficile recuperare nei mesi succesivi». C'è un problema di compatibilità con il bilancio pubblico. «Sì, il governo ce lo ha detto ma invece di una detassazione generalizzata si poteva trovare una soluzione intermedia, magari per alcune fasce di reddito. Non credo che i soldi in più andrebbero a risparmio. Ci sono categorie come i lavoratori dipendenti con redditi non alti e i pensionati che sarebbero ben felici di avere qualche soldo in più per festeggiare con dignità il Natale». Le imprese commerciali rischiano davvero? «La crisi è reale. Molto dipende da quanto durerà questo periodo di recessione. Quest'anno si chiuderà con un bilancio negativo di 50.000 imprese chiuse. E questo si traduce in minori occupati. C'è il problema del credito. Occorrono risorse aggiuntive per i confidi. Il rischio usura è alto. Se un'impresa resta senza liquidità, fa di tutto prima di chiudere la saracinesca. Il che vuol dire anche affidarsi agli strozzini». Non vi bastano le misure prese dal governo? «Si poteva fare di più. Le piccole e medie imprese continuano a non avere l'attenzione necessaria. Avevamo chiesto la rateizzazione degli acconti di novembre e l'intervento sull'Iva per il turismo».