Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Più una bandiera politica che un'imposta indispensabile per ...

default_image

  • a
  • a
  • a

Il gettito, ammettono anche alla Agenzia delle Entrate non è di quelli che mancando manderebbero in tilt i conti pubblici. E allora giacchè si parla tanto di abbassare le tasse per rilanciare i consumi e questo era uno dei pilastri del programma del governo Berlusconi, allora perchè non rimettere nel cassetto la tassa di successione. Così com'è in vigore, tra franchigie e l'individuazione di una serie di situazioni particolari, non porta un grande gettito. Nel 2001, prima che venisse spazzata via da Berlusconi che aveva fatto della lotta alla pressione fiscale il totem della sua vittoria elettorale, l'imposta fruttava 948 milioni di euro. Nel 2007, prima che venisse rintrodotta dal governo Prodi, nelle vesti di moralizzatore fiscale, aveva dato 123 milioni. Ora, nel 2008, secondo il preconsuntivo dell'Agenzia delle Entrate, si attendono 254 milioni. Da gennaio a settembre di questo anno sono arrivati all'Erario 186 milioni. Si dirà che togliere l'imposta non risolverebbe i problemi di tanti italiani alle prese con la quarta settimana, ma di certo sarebbe un segnale che le promesse elettorali, quelle compatibili con le esigenze di bilancio pubblico, si mantengono. Quando Prodi la rintrodusse parlò di giustizia sociale, di scure sui grandi patrimoni. Ma di fatto se andiamo a vedere la nuova versione voluta dall'allora premier di centrosinistra la soglia era stata alzata a tal punto che nella morsa prodiana restavano veramente pochi contribuenti. L'imposta nella formulazione precedente a quella data da Prodi prendeva in considerazione l'asse ereditario e la gestione si rivelava talmente complessa e costosa (tra liquidazione, accertamenti vari e burocrazia) che l'onere per l'Erario si rivelava quasi superiore all'incasso. Il governo Prodi introdusse la modifica di considerare ai fini dell'imposta non l'asse ereditario ma il singolo beneficiario. Inoltre ci sono una serie di franchigie che rendono la tassa più leggera. Ad esempio nel caso di passaggio di un bene in linea diretta a un coniuge o al figlio, sul valore complessivo netto eccedente per ciascun beneficiario 1 milioni di euro, si applica l'aliquota del 4%. Il che significa che fino a 1 milioni di euro non si paga nulla. La cifra sale a 2 milioni se i beneficiari sono due e così via. Nel caso di un fratello o di una sorella il tetto è di 100 mila euro e l'aliquota è del 6%. Inoltre la Finanziaria 2007 ha introdotto una franchigia di 1.500.000 euro per i beneficiari portatori di handicap a prescindere dal legame di parentela. La vecchia imposta di successione prevedeva una franchigia prima fino a 30 milioni di lire poi portata a 60 e infine a 120 milioni. Quando nel 2001 Berlusconi decise di spazzare via la tassa diede questa motivazione: «L'intento è di semplificare gli adempimenti e istituire un regime favorevole per i trasferimenti in cui il vincolo di parentela è più stretto per facilitare il passaggio dentro le famiglie». Una spiegazione che a ben vedere, sarebbe proprio attuale. L.D.P.

Dai blog