Dalla prima
In Europa le reazioni alla crisi recessiva stanno per arrivare solo ora, con due mesi di ritardo. Mi sembra non corretto ricordare in dettaglio le frasi apocalittiche o strambe dette dai governanti europei, e nostrani, negli ultimi due mesi perché è comprensibile il loro shock dovuto al cambio repentino di scenario. Ma è doveroso annotare che la loro reazione lenta è anche dovuta alla difficoltà di abbandonare gli stili dello statalismo, di fatto simile nelle destre e sinistre centriste di Francia, Germania ed Italia. Qui c'è il pericolo: reazione lenta e con metodi assistenziali/dirigisti inadeguati. La crisi richiede una terapia d'urgenza con misure di riflazione che abbiano effetti in due o tre mesi. Per esempio, gli investimenti pubblici infrastrutturali vanno bene se i cantieri possono essere aperti subito o se no quei soldi vanno riallocati per la detassazione ad effetto stimolativo certamente più veloce. Interrotta la caduta dell'economia, poi per rilanciarla certamente saranno utili lavori pubblici straordinari. Ma il pericolo maggiore, appunto, è che i governi europei tentino di usare politiche di sostegno assistenziale diretto invece di stimolare il mercato affinché torni velocemente a girare. Da un lato, sarà necessario comunque un mix di sostegni diretti (per i poveri ed i settori in crisi totale) ed indiretti. Dall'altro, la prevalenza nel pacchetto europeo e nazionale dovrà essere dei secondi. Per dirla chiara: massimizzare la detassazione riallocando aliquote di spesa pubblica per reggerla. Ma i segnali non vanno in questa direzione. Infatti sono solidale con Mario Monti che sul Corsera ha avvertito i governi europei di non cedere alla tentazione statalista. Il motivo è tecnico. Un euro messo nel ciclo del mercato in forma di riduzione di costo crea un effetto di moltiplicazione, per dire, che ne crea venti. Un euro messo in assistenza ne produce uno o, se visto in termini sistemici, mezzo. Se il mercato non ci fosse dovrebbe crearlo lo Stato. Ma se, pur in crisi, il mercato ancora c'è, allora è ovvio che questo venga stimolato più velocemente da interventi indiretti, cioè meno tasse e costi (per fortuna la caduta dell'inflazione aiuterà moltissimo). Se i governi faranno più interventi assistenziali che fiscali e se i secondi saranno temporanei, pochi, invece di essere permanenti ed abbondanti, allora la crisi non sarà risolta o lo sarà in modo inaccettabile con una stagnazione endemica. La battaglia tecnica/culturale da farsi via giornali è quella di una pressione sulla politica europea ed italiana affinché abbia fiducia nel mercato e lo stimoli con strumenti di libertà invece di avvolgerlo con mantelli neosocialisti e statalisti Se volete riavere un po' di soldi e meglio che sosteniate chi la combatte. Carlo Pelanda