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Pd, i giovani litigano già come i grandi

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Raciti è il nuovo leader, ma Innocenzi denuncia brogli e irregolarità alle primarie

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In effetti, stando ai dati comunicati poche ore prima dal segretario Walter Veltroni, le primarie dei giovani democratici che si sono celebrate venerdì non sono andate malissimo: 121.623 votanti tra i 14 e 29 anni. Non tantissimi ma, sottolinea il leader del Pd, più dei francesi iscritti al partito socialista che hanno partecipato al ballottaggio tra Royal e Aubry (in realtà sono un po' meno ndr). C'è solo un piccolo particolare. Basta aprire il sito internet dedicato all'evento (primariegd.ilcannocchiale.it) per sapere che le votazioni non sono ancora terminate. In gran parte della Lombardia, ad esempio, i seggi sono aperti. Così perlomeno è scritto. Di dati ufficiali, poi, neanche l'ombra. Eppure nelle stanze del potere, quelle abitate presumibilmente dal ministro ombra Picierno, c'è già un vincitore. Perché? Basta guardare il curriculum del ventiquattrenne Raciti. Nel 2007 è diventato segretario nazionale della Sinistra giovanile (i giovani ex Ds) e, alle primarie che incoronarono Walter, è stato eletto membro dell'Assemblea costituente del Pd nella lista «Con Veltroni, ambiente, innovazione, lavoro». Insomma Raciti non è uno qualunque. Le trattative di Palazzo avevano già da tempo affidato a lui la poltrona di leader. Ma, come accaduto a Veltroni, c'era bisogno dell'investitura popolare. E così è stato. Salvo che, all'ultimo minuto, è spuntata dal nulla Giulia Innocenzi. Giovane, carina e radicale (lavora per l'Associazione Luca Coscioni), ha cominciato a insidiare il trono di Raciti. Solo virtualmente, però. Il segreto dell'urna, infatti, non ha tradito il prescelto. Anche grazie a qualche piccolo «aiutino». Già giovedì, infatti, alcuni giovani palermitani avevano denunciato anomalie nello svolgimento della consultazione: un solo seggio a Palermo contro i 42 dei comuni della Provincia, nessuna regola certa per la composizione dei seggi e la nomina degli scrutatori, poca pubblicità dell'evento. Il tutto, spiegavano i denuncianti, per «rafforzare le "posizioni" di alcuni gruppi a scapito di chi è più radicato in città». Ieri, a questa prima denuncia, se ne sono aggiunte altre che Giulia Innocenzi ha raccolto sul proprio blog. Così, ad esempio, si scopre che in Trentino Alto Adige non c'erano seggi (anche il sito delle primarie non li indica) ma qualcuno è riuscito a votare ugualmente. A Roma, nel V municipio, l'unico scrutatore, un candidato regionale, invitava tutti a scrivere il nome di Raciti. Qualcuno, a Massa, è riuscito a votare telefonicamente. Mentre un po' dovunque (a Pescara, Roma, Napoli) i seggi indicati erano chiusi o inesistenti. A Nizza Monferrato sono stati i candidati stessi a fare da scrutatori invitando, ovviamente, a votare Raciti. E che dire poi delle urne aperte, del voto palese davanti al presidente di seggio, dei documenti non richiesti e della possibilità di votare più volte in seggi diversi, dell'euro (obbligatorio da versare) che non veniva nemmeno richiesto perché tanto «paga il partito»? Insomma, per dirla con i ragazzi, si è trattato di elezioni false. Poco male, alle 20, una nota ufficiale del partito informa che, a metà scrutinio, Raciti ha raggiunto il 72%, Giulia Innocenzi è ferma al 12%, Dario Marini 8% e Salvatore Bruno 7%. A Monza, in piazza Roma si continuerà comunque a votare fino alle 23.

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