Curzi, una vita in prima linea
Sandro Curzi era nato a Roma, in una famiglia benestante, il 4 marzo del 1930. Ma si era buttato nella vita, dalla resistenza armata al nazifascismo alla politica ed al giornalismo, con un anticipo che, alla fine, gli faceva dire di aver più dei 78 anni anagrafici, almeno cinque-sei anni di più che si facevano sentire, ma convinto ne fosse valsa comunque la pena perchè così aveva «potuto vivere la storia del '900 quasi interamente». Studente del liceo Tasso, era diventato amico fraterno di Citto Maselli, un legame mai interrotto in oltre mezzo secolo, ed aveva iniziato a frequentare le case di intellettuali antifascisti, come i Maselli, gli Scalfari, i Pirandello, poi, negli anni del liceo, Alfredo Reichlin e Luciana Castellina. È del '44 il suo primo articolo sull'uccisione per mano delle Brigate Nere di uno studente, Massimo Gizzi, per L'Unità clandestina. Sandro è studente ma già anche nella fila della resistenza armata. Da allora l'impegno politico ed il giornalismo sono stati la sua vita. E il Tg3, «Telekabul», è stata la creatura che ha amato di più e che ha creato un legame tra lui e la gente. A battezzarlo così fu un Giuliano Ferrara irritato dal corsivetto mandato in onda a conclusione del servizio sul congresso socialista dell'Ansaldo, che ironizzava sulla collocazione negli scantinati della postazione data al tg dei cattivi. Un nomignolo che finì sulle prime pagine dei grandi giornali e gli regalò sette punti di share. Fu il tg che per primo raccontò quel nuovo partito nato al nord, la Lega, che a sorpresa aveva preso il 15 per cento dei voti a Sondrio; fu il tg che un sondaggio rivelò essere il preferito dai ragazzi del Fronte della Gioventù e ancora quello al quale, durante la guerra del Golfo, si arrese un gruppo sbandato di iracheni incappato in una troupe che si era addentrata nel deserto. Fu il tg3 di Curzi che, all'indomani delle stragi mafiose del '92, trasferì la redazione per una settimana a Palermo. Poi c'è stato il tg di Telemontecarlo, Liberazione e il Cda Rai fino ad oggi e insieme, sempre, la passione politica e civile. Ancora curioso di quel che accadeva anche quando non aveva più forza per camminare. L'ultimo sguardo professionale all'America di Obama e insieme il rimpianto: «Vorrei due anni ancora per vedere come se la cava». La camera ardente è stata allestita in Campidoglio a Roma, i funerali si svolgeranno domani. E la Lazio (Curzi era laziale) oggi giocherà con il lutto al braccio.