Ormai è un Grillo Calante Si salva solo in teatro
Blog e teatro. Beppe Grillo è tornato ai suoi primi amori, ai due «mezzi» che gli hanno dato fortuna e lo hanno fatto conoscere. Ma anche così - ieri sera ha presentato a Roma il suo ultimo spettacolo «Delirio Tour 2008», ma il vero delirio è stato entrare al teatro per via di un disguido sui biglietti venduti su internet con duecento persone in fila - il successo che aveva raggiunto solo un anno fa, quando ogni giorno appariva su tv e giornali, è ormai un ricordo lontano, sbiadito dalle «sconfitte» degli ultimi mesi: prima la Cassazione che ha giudicato non valide le firme raccolte per i referendum sull'abolizione dell'ordine dei giornalisti, del finanziamento ai giornali e per la fine del duopolio Rai-Mediaset, poi i «vaffa» arrivati quando, il 30 ottobre, il comico ha tentato di intrufolarsi alla manifestazione degli studenti contro la Gelmini a Bologna. In teatro però il comico genovese torna a essere quello che gli riesce meglio: un «guitto» — come lo ha definito il senatore del Pd Giorgio Tonini — capace di tenere il pubblico «avvinghiato» al suo monologo per oltre due ore. Lo spettacolo al Palalottomatica è iniziato con un po' di ritardo per colpa della disorganizzazione nella consegna dei biglietti, poi è filato via nel repertorio classico di Grillo tra ecologismo, attacchi ai politici e alle banche, denunce, professioni di fede per Obama. Grillo attacca destra e sinistra: Walter Veltroni «un topo gigio che non si sa che cosa dice, un aggettivo con intorno dei sostantivi, uno che ha resuscitato Berlusconi», Brunetta «il nano ipod», Berlusconi, lo «psiconano», Fassino «uno che sta in Parlamento da venti anni a 20 mila euro al mese, perché?». Se la prende con le banche, con il potere della politica, con gli imprenditori: «Cai è la cordata che ha tagliato la corda. Ce la invidia tutto il mondo». Infine suggerisce ricette. «La mobilità del futuro? — arringa — Sarà quella di restare il più fermi possibile. Le auto appartengono al passato non si possono progettare oggetti che pesano due tonnellate per trasportare cento chili». Il tutto «condito» da un po' di pubblicità al suo sito «tra i primi dieci nel mondo» e ai consiglieri municipali di Roma eletti con la sua lista. Ma fuori dai teatri Beppe Grillo non raccoglie più il consenso che aveva solo un anno fa. Il 30 ottobre, ad esempio, ha provato a infilarsi nel corteo degli universitari che protestavano contro il decreto Gelmini ma è stato duramente contestato. Lui, nel capoluogo emiliano era arrivato in mattinata con la sicurezza di chi sa di essere famoso e ben visto. E aveva esordito spiegando di essere lì con «il desiderio di dare una mano a questi ragazzi». Quando però è andato incontro al corteo universitario è stato rifiutato. Gli studenti in testa gli hanno urlato «le prime donne non le vogliamo». E qualcuno si è spinto anche più in là apostrofandolo con qualche «vaffa». Altro insuccesso, incassato solo poche settimane fa, quello sui tre referendum. E il 25 novembre Grillo dovrà presentarsi davanti al presidente della Suprema Corte per sapere se sarà confermato il verdetto. Qualche scricchiolio alla sua popolarità Grillo lo aveva avvertito anche durante la manifestazione a piazza Navona a Roma, l'8 luglio, contro il governo Berlusconi. Il comico, per recuperare attenzione e popolarità, aveva infiammato le poche migliaia di persone presenti attaccando pesantemente il presidente della Repubblica , definendolo «un morfeo che sonnecchia» ma che poi «firma il provvedimento per la banda dei quattro», ovvero il Lodo Alfano che stabilisce l'immunità per le quattro più alte cariche dello Stato. Un discorso contro il quale si alzarono le critiche sia del Pdl sia del Pd. Durissimo era stato il giudizio di Giorgio Tonini, senatore del Partito Democratico e uomo di fiducia di Veltroni: «Beppe Grillo ha abbondantemente travalicato i confini del buon gusto pronunciando parole insultanti nei confronti del capo dello Stato. Se ce ne fosse bisogno è la riprova del fatto che non è mai opportuno far scendere in politica i guitti». Ora il guitto è tornato da dove era partito.