La crisi si fa sentire
Spunta l'auto di gruppo
Altri in taxi e alcuni, come Gianni Mottola, a piedi. L'atmosfera è insolitamente austera. Ha un bel che dire il coordinatore del partito Denis Verdini quando mette a confronto la vivace festosità degli azzurri con la seriosità musona della sinistra. Ieri non c'era tanta voglia di scherzare. Anche Berlusconi che di solito quando è tra gli «amici» di partito si lascia andare a qualche battuta, ieri non ne aveva proprio voglia. Finito il discorso, in tutto un quarto d'ora risicato, non si è fermato a stringere mani e a scherzare con qualche giovani entrèe parlamentare, ma infilata una porta secondaria ha guadagnato l'uscita in gran fretta. Talmente veloce che su via della Conciliazione nessuno se n'è accorto. Nessun bagno di folla. Anche il tono del discorso era volutamente asciutto. È vero che s'è lasciato un po' andare alla commozione prendendo in mano il discorso di quattordici anni fa, ma è stata una lacrima fugace. Ai suoi consiglieri aveva detto chiaramente: non voglio che questo Consiglio si trasformi in un'operazione nostalgica, non scivoliamo nell'amarcord. Di qui l'insistenza con cui ha parlato dell'«avventura che continua». E mentre è a metà discorso ecco che, a testa bassa, curvo, per non dare nell'occhio, entra Tremonti. Il ministro è stato trattenuto per una serie di riunioni sul pacchetto fiscale che dovrà essere varato nel prossimo Consiglio dei ministri. È in ritardo ma il premier fa finta di niente. In un altro momento magari ci sarebbe scappata una battuta, ma il clima è ben altro. Insolitamente formale, serio. In sala spira aria di austerity. Niente scollature, nessuna minigonna, nessun accenno al lusso, neanche ad un certo benessere. «Natale? Lo passerò in famiglia» dice una giovane deputata. «Ma quali Maldive? Sono sempre fuori casa che ora voglio stare con i miei genitori e gli amici». Molti jeans, scarpe basse, poco trucco. Verdini fa un discorso muscolare. Si lascia andare anche a un «incazzato» ma nessuno si meraviglia; è il suo stile diretto. Raccoglie la lezione di Berlusconi quando dice di aver preparato un discorso ma alla fine di voler procedere a braccio. Il ruvido toscanaccio al fine si lascia andare anche a un'immagine poetica (Bondi docet?) «La sinistra ci ha sempre dipinto come una sottospecie politica ma ora siamo magnifiche farfalle». L.D.P.