Addio Forza Italia, c'è il Pdl

La mozione è stata approvata all'unanimità ed è stato dato pieno mandato a Berlusconi a guidare il nuovo soggetto politico. Il premier lancia un messaggio preciso ai quadri del suo partito ma soprattutto alle forze politiche, a cominciare da An, che confluiranno nel Pdl. Berlusconi dice che il Pdl nasce nel segno della continuità con Forza Italia. Ovvero avrà gli stessi obiettivi, gli stessi valori le stesse strategie politiche definite 14 anni fa, al momento della costituzione di Forza Italia. Affinchè il messaggio sia inequivocabile, Berlusconi non si dilunga in tante parole. Lascia al coordinatore azzurro Denis Verdini il compito di ricordare un po' di storia del partito e di annunciare le tappe verso il congresso: il ritorno dei gazebo (ce ne saranno diecimila) nei due fine settimana precedenti il Natale, per eleggere i delegati al congresso che si svolgerà a marzo. Berlusconi fissa i cardini del nuovo soggetto politico e lo fa riprendendo in mano il discorso del '94 che segnò la sua discesa in campo. Confida di aver preparato nella notte precedente un altro discorso ma poi trovandosi nella cartella preparata dalla fida Marinella, il discorso del '94, ha deciso per quest'ultimo. La cartella in realtà conteneva diverse bozze: una che ripercorreva le riforme introdotte negli anni di governo, una con le tappe più importanti della nascita del Pdl a cominciare dall'annuncio del predellino a Milano. Berlusconi deve aver pensato che tutto questo è ormai storia e quindi occorreva fare un passo in avanti. Come? Ribadendo ai quadri di Forza Italia e ai partiti alleati che «l'avventura continua» nel tracciato già segnato quattordici anni fa. «Credo che i programmi che nel '94 ci hanno portato fin qua dimostrano che quello che volevamo allora non abbia bisogno di alcun cambiamento. Non c'è da cambiare nessuna parola, quello che volevamo conseguire è stato conseguito» dice alla platea senza nessuna enfasi e questa dimostra di comprendere il messaggio con un lungo applauso. «In 14 anni abbiamo dato al Paese qualcosa di indispensabile, Forza Italia è stata è e sarà il vero baluardo della libertà e della democrazia in questo paese». Non nasconde un po' di commozione nel rileggere il discorso del '94, («data l'età sono facile alla commozione») ma lo commuove ancora di più sottolineare che «quel discorso vale ancora oggi e non va cambiata una sola parola». Non cita mai Alleanza nazionale, presente, durante il suo intervento, a ranghi ridotti con il ministro Matteoli e il sindaco di Roma Alemanno (in mattinata erano intervenuti i ministri La Russa, Meloni, Ronchi e il vicecapogruppo Pdl Bocchino) e neanche le altre forze politiche che confluiranno nel Pdl. Gli onori di casa lascia che li faccia Verdini. Berlusconi segna le strategie. Tant'è che più volte sottolinea «l'importanza storica» che ha rivestito il partito azzurro in questi ultimi 14 anni della politica italiana. Insiste: «Non cambia nulla di ciò che siamo stati insieme in questi quattordici anni perchè andremo avanti fino in fondo, fino a quando i nostri obiettivi e i nostri traguardi non saranno stati raggiunti». Ad ascoltarlo ci sono tutti i quadri del partito, i ministri, i rappresentanti territoriali, una folla di deputati. «Siamo circa in quattrocento» aveva spiegato Verdini poco prima e l'applauso alla mozione che segna il passaggio al Pdl è tale da rendere superfluo il voto. Peraltro il partito c'è già, sancito dal voto delle elezioni politiche e Berlusconi l'ha ripetuto talmente tante volte nei suoi interventi che ora se ne astiene: davanti c'è un'altra sfida. Indulge, il premier, nel rileggere la frase di quattordici anni fa, quel «costruire un nuovo miracolo italiano». E sembra pensare che ora come allora la situazione economica è difficile e la grande scommessa del nuovo partito è anche quella di tirare il Paese fuori dalle secche. Forse qualcuno si aspettava che Berlusconi la tirasse un po' più a lungo, come li ha abituati. Invece dopo aver finito di leggere il discorso del '94, poche parole di aggiunta e chiude. Scende dal palco ma non si trattiene più di tanto a stringere mani e a salutare la platea. E lascia la sala dall'ingresso posteriore. Nessun bagno di folla all'esterno. C'è l'impressione che con il nuovo partito nasca anche un nuovo Berlusconi, più statista non più leader di partito. E An? Ignazio La Russa è chiaro: «Alleanza nazionale non perderà un briciolo», anzi guardando in avanti, conferma che nella prospettiva della leadership c'è anche il nome di Gianfranco Fini. «Berlusconi è il candidato unico ma vi sono anche altri, come Fini che quando non ricoprirà più cariche istituzionali, e quando lo vorrà, avrà un ruolo di prestigio».