Uno, nessuno, centomila Pd: l'opposizione non sa che dire

Ad intrattenerli ci pensa Marco Pannella, venuto qui a sostenere che il presidente c'è e deve andare avanti. La prima ad arrivare in sala stampa è la veltroniana Giovanna Melandri (Pd). Trafelata, volutamente un po' spettinata, che con tono grave di chi ha appena consegnato la dichiarazione di guerra all'Inghilterra annuncia: «Non ci sia cittadino italiano che non sappia di una intesa tra maggioranza e opposizione sul nome di Sergio Zavoli, e lui (Villari, ndr) sostiene di non saperlo. Aspetteremo le sue dimissioni, nel frattempo non parteciperemo ai lavori della Vigilanza». Ullallà. Dietro di lei spunta il veltroniano di sinistra Vincenzo Vita (Pd) che non vede l'ora di dire ai giornalisti che è stata scritta una «pagina gravissima» della politica e che «la Rai è un punto delicato del sistema di potere: in Vigilanza un presidente di garanzia dà fastidio, un presidente di comodo va bene». Addirittura. Intanto vaga per il grande corridoio sempre il solito Pannella in veste di provocatore. E si mette a urlare da un capo all'altro: «Melaaandriiiii». Lei ormai stava andando via, fa finta di non sentire. Ma quello urla più forte ancora: «Meeelandriiiii». Lei non può continuare nella sua recita e si gira indispettita: «Che cosa c'è?». E il leader radicale: «I palermitani e i corleonesi si sono messi assieme». L'ex ministro si fa scura in volto: «Ma che dici?», gli risponde alzando la voce. Ma Pannella (i cui deputati sono sempre nel gruppo del Pd alla Camera) non si scompone: «Assieme avete deciso di accoppare il presidente». Poi tocca al veltroniano di rito fassiniano Fabrizio Morri (Pd), che invece usa toni più morbidi, evita in insulti a Villari e spiega pacatamente con il suo accento torinese che «quella di non aver saputo che c'era l'accordo sul nome di Zavoli che ci ha detto in ufficio di presidenza è davvero una motivazione fantasiosa». Gianni Cuperlo (Pd), dalemiano, sgattaiola via ed evita i giornalisti. Il rutelliano Paolo Gentiloni (Pd) cerca di seguirlo ma viene raggiunto sull'uscio e allora gli scappa una rivalutazione di Villari: «Ha un solo modo per confermare che è ancora la persona seria che ho conosciuto in questi anni: dimettersi». Ma ci crede poco anche lui e gli scappa un «l'ammuina è sempre ammuina». Si torna dentro. Si aprono le porte e l'ascensore stavolta sforna l'udc Roberto Rao. Fa un ghigno, quasi un sorriso s'intravede sotto il baffetto. Gli vengono riferite le parole della Malandri e si mette subito sulla difensiva: «Vedremo». E ci risiamo: partecipate o no alle prossime riunioni della Vigilanza? E lui: «Valuteremo». Qualche giornalista si spazientisce: ma che fate? Anche voi come Villari? Ma Rao non ci sta: «Semplicemente mi sembra opportuno prima riferire a Casini e Cesa quanto accaduto». Uno, nessuno, centomila opposizioni. F. d. O