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Vigilanza: intesa su Zavoli, Villari non molla

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Un nome autorevole che riceve la benedizione della maggioranza e del premier Silvio Berlusconi. «Sergio Zavoli è una persona che non si può discutere dal punto di vista professionale e della sua storia - commenta il Cavaliere -. È stato presidente della Rai e conosce bene i problemi della tv pubblica. Il suo nome è assolutamente idoneo alla presidenza della Commissione di Vigilanza Rai». Ottimo. Quindi tutto risolto? Nemmeno per sogno. Per arrivare alla fine di questa telenovela c'è ancora un passaggio formale da adempiere: Riccardo Villari, presidente della Vigilanza in carica, deve dimettersi e magari lasciare il proprio posto a Zavoli che non fa parte della commissione. I bene informati assicurano che stamattina lo farà (anche perché, altrimenti, verrà espulso dal gruppo del Pd a Palazzo Madama) ma per ora il senatore campano resta saldamente al suo posto. Certo, un risultato Villari lo ha sicuramente ottenuto disinnescando definitivamente la candidatura di Leoluca Orlando. Il deputato dell'Idv si è presentato ieri mattina nella sala stampa di Montecitorio accompagnato dal collega di Vigilanza Pancho Pardi, dal leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro e dai capigruppo di Camera e Senato Massimo Donadi e Felice Belisario. Ha affidato il proprio pensiero ad una lunga nota scritta, letta davanti ai giornalisti, in cui ha minuziosamente spiegato 28 anni di veti berlusconiani nei confronti della sua persona. Quindi, dopo aver ricordato i legami tra il Cav e la P2, aver parlato di «consigli» rivoltigli da «autorevolissimi esponenti istituzionali della maggioranza di essere disponibile a un contatto "riservato" con il premier, anche soltanto limitato a una conversazione telefonica», ha annunciato le proprie dimissioni dalla Vigilanza. Stessa cosa ha fatto Pancho Pardi. A questo punto l'Idv ha spiegato che non sostituirà i propri rappresentanti in commissione mentre Antonio Di Pietro ha attaccato Berlusconi («è un corruttore politico che compra il potere») e accusato Villari di essersi fatto comprare. Tutto si rimette in moto. Senza la «zavorra» dell'Idv il Pd può lavorare ad una soluzione di compromesso con il Pdl. Vengono convocati i membri democratici della Vigilanza. C'è anche Villari che ribadisce la propria volontà di dimettersi solo dopo che verrà trovata una soluzione condivisa. Quindi lascia la Camera e «scompare». Non prima di aver convocato la commissione per domani pomeriggio alle 14. Il suo entourage fa sapere che il senatore intende adempiere ai propri compiti istituzionali. Si sparge la voce che Villari abbia ottenuto garanzie dalla maggioranza e, quindi, non mollerà. Ma la diplomazia viaggia più velocemente. Gianni Letta contatta Walter Veltroni e i due partoriscono la soluzione Zavoli. Qualche ora dopo il segretario del Pd comunica ai propri parlamentari che l'intesa con il Pdl c'è. Nel frattempo Villari è irrintracciabile. Evita i giornalisti e non risponde al telefono ai colleghi che lo cercano. Parla solo con gli amici più intimi e si limita a far sapere, attraverso una nota, che respingerà «qualsiasi forma di pressione e intimidazione». In ogni caso Veltroni non lo cercherà. L'accordo ormai c'è e tocca a lui la prossima mossa. Anche se nel Pd si guarda con preoccupazione al futuro. Privato delle Vigilanza, Di Pietro avanzerà sicuramente pretese sul Cda di viale Mazzini e a qualcuno, tra i Democratici, sorge un dubbio: e se fosse stato sempre questo il suo vero obiettivo?

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