I socialisti si rifanno vivi «E ora vogliamo il dg»

Entrambi con Zavoli farebbero un duo di grande esperienza e capacità». In effetti, tira aria da anni Ottanta. Venti di Caf. Alla Vigilanza Rai spunta Riccardo Villari, uno giovinesco che parla come Ciriaco De Mita. Lo fanno fuori (in verità dopo otto giorno dall'elezione ancora non si è dimesso) e spunta Sergio Zavoli, che ha già presieduto la Rai per sei anni dall'80 all'86, regnante Bettino Craxi come segretario del Psi e poi anche come presidente del Consiglio. Sembrava l'apice del potere socialista: presidente della Repubblica Sandro Pertini, premier Craxi e presidente della Rai Zavoli. Sembrava. Oggi gli ex Psi tornano in auge. Nel governo possono contare anzitutto sul ministero dell'Economia (Giulio Tremonti), che della Rai è azionista. E in quanto tale per il vertice dell'azienda deve scegliere un rappresentante semplice nel consiglio di amministrazione e uno invece designato come presidente previo voto a maggioranza di due terzi da parte della commissione di Vigilanza. Nell'esecutivo possono anche fare appello al ministro quello del Welfare (Maurizio Sacconi), a quello della Funzione Pubblica (Renato Brunetta), a quello degli Esteri (Franco Frattini). In Parlamento al capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. E non è finita qua. Perché se l'asse Veltroni-Letta, che ha portato alla scelta di Zavoli (anche se per primo il suo nome è stato fatto da Bobo Craxi), tiene, alla guida del Cavallo di viale Mazzini è spianata la strada per Piero Calabrese. E gli ex socialisti non fanno mistero di sognare anche l'accoppiata con il direttore generale, Stefano Parisi, un altro che viene dalla scuola dei Martelli boys. Se Parisi ce la farà (resta la prima scelta di Berlusconi, ma potrebbe prevalere l'opzione interna con Lorenza Lei), di sicuro a viale Mazzini potrà contare su Giuliana Del Bufalo, oggi direttore di Rai Parlamento, che tra l'altro negli anni Ottanta era segretario della Federazione della Stampa. Il colpo grosso però sarebbe un altro. E riguarda Rai Fiction dove vuole tornare in sella Agostino Saccà. Non c'è dubbio che la sua defenetrazione è stata quantomeno brutale e improvvisa, è vissuta dal vicedirettore di RaiDue nell'era craxiana come un sopruso insopportabile: vuole il risarcimento. E Berlusconi, si sa, non ha mai dimenticato coloro che hanno avuto guai per aver intrattenuto rapporti con lui. Soprattutto quando di mezzo c'è stata la magistratura. Insomma, i socialisti sembrano essere tornati di moda. Contano più da ex e in perenne guerra e lobbing tra loro che quando erano in auge. E comunque possono anche contare su un premier che non nascose mai le sue personali simpatie per Bettino. Il passato ritorna, in chiave moderna. Tanto che l'accordo su Zavoli sta finendo per creare anche malumori a destra. Villari, un democristiano doc, è un amico di Italo Bocchino, il deputato più vicino a Fini. E l'intesa è stata benedetta anche da Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato del Pdl. L'intesa su Zavoli invece è stata raggiunta sull'asse Palazzo Chigi-via Sant'Andrea delle Fratte. Ora quelli di An alzano il prezzo e chiedono la direzione del Tg1 per Mauro Mazza, che attualmente invece è alla guida del Tg2. Difficile che la possano spuntare e allora per Mazza potrebbe essere pronta la direzione di RaiDue che verrebbe lasciata libera dal leghista Antonio Marano, destinato invece alla vicedirezione generale. Più complicato invece il quadro sulla rete ammiraglia. Se l'intesa che ha lanciato l'ottantacinquenne Zavoli, un vigilante tranquillo, dovesse tenere è possibile che Gianni Riotta, direttore del Tg1 possa dormire sonni tranquilli. Con lui anche Fabrizio Del Noce, direttore di RaiUno. Al momento non s'intravedono cambi imminenti. Ma le loro poltrone fanno gola a tanti. Troppi.