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Riccardino: «Riabilitatemi» La settimana della riscossa Dc

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Gli hanno detto di tutto. Qualunque tipo di insulto, soprattutto dalle fila del Pd. Un partito che tuttavia da questa vicenda non ne esce nel migliore dei modi. Per sei mesi la formazione di Veltroni s'è incaponita per l'elezione dell'esponente dipietrista Leoluca Orlando, poi il blitz del Pdl che ha eletto il senatore napoletano (alla guida ancora del sedicente Napoli Club Montecitorio), una settimana a minacciarlo in ogni modo per farlo recedere dallo scranno di Palazzo San Macuto. Ora Villari aspetta che il suo partito gli mandi un segnale. E un piccolo messaggio da via sant'Andrea delle Fratte glielo hanno mandato già ieri sera: non lo hanno sospeso dal gruppo al Senato. Se non è stata formalizzata la rottura più facile sarà ricucire. Ma ancora non basta a Villari che attende parole più chiare che almeno gli riconoscano la buona fede umana e il merito politico di aver sbloccato la situazione dell'organismo bicamerale, così come era stato chiesto dal presidente della Repubblica e, a ripetizione, dai presidenti di Camera e Senato. Ma dal Pd fanno sapere che se prima non si dimetterà non arriverà nessuna «riabilitazione» o che dir si voglia. D'altro canto Villari c'ha provato a spiegare qual è la situazione: «Sono sottoposto a pressioni di inaudita violenza. L'elezione a presidente della Commissione di Vigilanza non deve comportare una tale condizione». E ancora: «Nella mia qualità di parlamentare della Repubblica ho l'obbligo e il dovere di contribuire a garantire il funzionamento delle istituzioni. A questo intendo attenermi nel pieno rispetto di quanto previsto dalla nostra Costituzione respingendo qualsiasi forma di pressione e di intimidazione». Spiega un deputato dc di lungo corso ora nel centrosinistra: «Riccardo ha commesso lo stesso errore di Veltroni, è rimasto fermo. E stavolta Walter s'è mosso». Oggettivamente l'attuale presidente della Vigilanza Rai non ha ancora molte scelte a disposizione. Potrebbe restare in carica e andare avanti: se avesse avviato la commissione prima, magari già ieri, non avrebbe dato la possibilità di trovare un'alternativa con un nome più autorevole. Ma se prendesse questa strada perderebbe la faccia e politicamente sarebbe una posizione poco gustificabile. Potrebbe allora andare con il Pdl, un posto Berlusconi non lo negherebbe a nessuno, ma pure sarebbe disonorevole sebbene sia per lui un ritorno a casa dopo essere stato con il centrodestra già a metà degli anni Novanta. Inoltre la sua famiglia non è certamente di tradizioni di sinistra, il padre Vittorio fu medico sociale del Calcio Napoli voluto espressamente da Gioacchino Lauro, figlio del più famoso Achille, 'O comandante. Riccardino, come lo chiamano, ha provato ad accasarsi con l'Udc. Ma, a questo punto, manco Casini se lo può più prendere: sembrerebbe una provocazione nei confronti di Veltroni. Così Villari potrebbe dimettersi già stamattina, liberare il campo a Zavoli e uscirsene comunque come colui che ha salvato l'istituzione. Politicamente si dovrà accontentare di aver fatto rivivere alla politica una settimana di riscossa Dc. Che di questi tempi non è poco. Per una settimana ha fatto rivivere i modi soffusi, i detti non detti, la linea delle mediazione, la ricerca dell'intesa, la difesa delle istituzioni che furono tipici di un mondo che pareva sparito. Ha scandito tempi lenti, ha usato poco il cellulare, molto le care vecchie segreterie, i telefoni fissi. Ha infilato un cuneo non da poco tra Pd e Idv, ha rotto l'asse di ferro tra Veltroni e Di Pietro, è riuscito laddove finanche D'Alema aveva finora fallito. Ha fatto fuori Orlando, neppure i vecchi notabili Dc anni Ottanta ce l'avevano fatta: ha vendicato Andreotti e gli andreottiani. E sul presente ha rimesso in auge in un colpo solo Franceschini, il suo vero mentore, Marini, Fioroni e ha gettato nel panico i Ds che hanno giocato la partita da vecchi comunisti: eliminare l'avversario piuttosto che discuterci. Ha giocato una partita più grande di sé, non gli resta che ritirarsi in buon ordine. Tornare al Tennis Club Napoli, quello in Villa comunale (il preferito da Bassolino) con vista sul Golfo, e dedicarsi ai doppi con i veterani del circolo. L'unico match che può permettersi di giocare. E non è detto che vinca neppure lì.

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