Gelmini: "Sì al confronto ma basta bugie"
«Credo che ci siano le condizioni per spiegare, innanzitutto, il provvedimento che abbiamo approvato recentemente in Consiglio dei Ministri — ha detto — Mi riferisco sia alle linee guida sull'Università che a un decreto che verrà poi discusso in Parlamento e che contiene pochi provvedimenti ma molto significativi. Penso a 130 milioni di euro in borse di studio per premiare gli studenti meritevoli e capaci, anche privi di mezzi, come recita la nostra Costituzione, 70 milioni di euro per residenze universitari e poi tagli selettivi per premiare le Università migliori, penalizzando chi spreca denaro pubblico». «Sappiamo che abbiamo di fronte una situazione economica molto difficile — ha proseguito — il nostro Paese ha certamente tutte le caratteristiche per uscirne indenne e addirittura rafforzato da questa prova complicata». Per quanto riguarda le polemiche sulla presunta scomparsa del tempo pieno il ministro ha rispedito indietro tutte le critiche: «Sono state raccontate agli italiani molte bugie: la volontà del governo d'eliminare il tempo pieno, o peggio ancora di farlo pagare alle famiglie, la volontà di chiudere le scuole di montagna e delle piccole isole, la volontà d'impoverire l'insegnamento della lingua straniera. Tutte bugie». «Io sono ferma — ha proseguito — nella volontà di confrontarmi con la sinistra ma respingo il tentativo di buttare delle menzogne sulla riforma, di creare un clima d'allarmismo, come se non bastassero i tanti problemi che le famiglie italiane già affrontano sulla riforma». E ha concluso: «Questo Governo e soprattutto il presidente Berlusconi non permetterebbero mai di abbandonare il tempo pieno che è un elemento fondamentale nella vita di ogni famiglia». Infine un commento alla manovra economica del governo: «Io sono stata accusata d'aver nicchiato, di non aver criticato il Ministro Tremonti per la Finanziaria che ha fatto. Beh, vi dico che ho una profonda stima di Giulio Tremonti e che il Paese sarà grato a lui, come al presidente Berlusconi, perché se riusciremo a pareggiare il debito pubblico lo dovremo ai "no" che ha saputo dire proprio Giulio Tremonti insieme al presidente». «Io non voglio essere corresponsabile di raccontare bugie, di dire dei "sì" che il Paese non si può permettere. E allora ben venga il federalismo, ben venga il passaggio dal finanziamento della spesa storica al finanziamento della spesa standard, ovvero la valutazione di ciò che serve per far studiare un ragazzo. Allora lo Stato dovrà trovare quelle risposte: non un euro in meno, ma nemmeno un euro in più».