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Italia a picco e tredicesime già in fumo

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Non solo. I dati coinvolgono anche il terziario, oltre al settore industriale, e per Confindustria, sono il segnale di come sia in corso «la recessione più lunga del dopoguerra». Per questo la richiesta della confederazione degli industriali guidati da Emma Marcegaglia è senza appelli: «Non sono più rinviabili misure di rilancio dell'Economia». Un invito all'esecutivo a prendere misure per sostenere «la domanda attraverso investimenti pubblici, riduzione delle imposte sui redditi bassi e agevolazioni agli investimenti per le imprese». Inoltre - ha spiegato la nota del Centro Studi dei Viale dell'Astronomia - è cruciale l'azione già intrapresa per evitare il credit crunch», cioè la crisi del credito dovuta alla scarsezza di liquidità. Dagli industriali sono arrivate anche le ricette per il rilancio: maggiori investimenti, riduzione delle tasse per i cittadini a basso reddito e agevolazioni agli investimenti delle imprese. «Le nuove previsioni - ha spiegato il Csc - sono dettate dalla caduta dell'attività produttiva nel secondo e terzo trimestre ben superiore a quanto atteso anche nelle analisi più pessimistiche. La contrazione interessa anche il terziario, oltre che il settore industriale». Il primo punto toccato da Confindustria è quello della liquidità creditizia. «È cruciale l'azione già intrapresa per evitare il credit crunch: l'economia italiana ed europea stavano già retrocedendo quando la disponibilità di credito, seppure a costo più elevato, era rimasta abbondante. I danni di una contrazione dei prestiti sarebbero irreparabili». «I governi nazionali - chiede allora il Centro Studi di Confindustria - devono sostenere la domanda attraverso investimenti pubblici, riduzione delle imposte sui redditi bassi e agevolazioni agli investimenti per le imprese. Solo con politiche espansive sarà possibile riportare l'economia sui binari della crescita nella seconda metà del 2009». Anche i consumatori hanno lanciato un grido d'allarme. In particolare per la sorte che toccherà alle tredicesime. Tra un mese nelle tasche degli italiani arriveranno 34,3 miliardi di euro di tredicesime, 0,9 miliardi in più dello scorso anno. Ma del monte complessivo solo 9 miliardi, pari al 26% del totale, resteranno effettivamente a disposizione per regali, viaggi e cenone natalizio. Il resto andrà in fumo tra bollo, rate, assicurazione e scadenze di fine anno. A fare i conti è stata l'Adusbef che, nonostante il sollievo derivante dall'abolizione dell'Ici, prevede un Natale «nerissimo» sul fronte dei consumi, appesantito dalla crisi economica e dall'indebitamento sempre più massiccio delle famiglie: secondo i calcoli dell'associazione i consumi sono «destinati a calare del 7,9% perché almeno 3 famiglie su 4 taglieranno le spese». Le tredicesime saranno ripartite in 10,1 miliardi per i pensionati, 8,9 miliardi per i lavoratori pubblici e 15,3 per i dipendenti privati. A bruciare un'ampia fetta delle tredicesime saranno bollette, ratei e prestiti per un valore di 9 miliardi (ben il 26,2% del monte totale). La rc auto mangerà 4,7 miliardi di euro, il 14% delle tredicesime, mentre 6,3 miliardi di euro, serviranno per pagare le rate dei mutui.

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