G20, un piano per uscire dalla crisi
Ma i 20 grandi paesi della terra riuniti a Washington, e che da soli rappresentano oltre l'80% dell'economia globale, su un punto hanno messo da parte ostilità e contrasti: occorre intervenire contro la crisi economico-finanziaria, e far in modo che non ricapiti più. Così in un documento ancora abbozzato, si sono trovati tutti d'accordo nel fissare una data limite, e cioè marzo del 2009, entro la quale i paesi potranno suggerire le misure concrete per la regolamentazione globale, la supervisione e la trasparenza dei mercati finanziari. Sempre entro il 31 marzo dovrà essere messa a punto una lista delle istituzioni finanziarie che mettono a rischio l'economia globale. Poi il commercio. Altra nota dolente su cui da anni i paesi ricchi non riescono ad accordarsi con quelli emergenti. E allora l'intenzione è quella di chiudere i negoziati del Doha Round sul commercio internazionale, che tengono in stallo la Wto da anni, entro la fine dell'anno. I Grandi hanno concordato sulla necessità di rilanciare la crescita dell'economia globale e sostenere i mercati emergenti. Mentre tra le priorità c'è anche quella di riformate il Fmi e a Banca Mondiale, trovare un sistema per la supervisione della agenzie di rating e intervenire con una maggiore regolamentazione dei mercati finanziari. Di tutto questo e del nuovo ruolo da attribuire ai paesi emergenti se ne riparlerà nel prossimo summit che si terrà entro aprile 2009. I grandi temi del vertice non hanno impedito al premier Silvio Berlusconi che partecipa al meeting di parlare delle misure anticrisi in agenda del governo. Il Cavaliere lo ha ripetuto appena arrivato a Washington: «Entro la fine del mese il governo adotterà misure ad hoc per sostenere famiglie e imprese». Il premier ha infatti battuto il tasto sulla necessità di non limitarsi ad una discussione puramente «finanziaria» ma di iniziare già a guardare all'economia reale, attraverso una serie di paletti e misure che possano ridare fiato alle piccole e medie imprese, fiducia ai cittadini evitando ulteriori contrazioni di spesa e, naturalmente, un forte sostegno alle banche affinchè non asciughino i canali di credito alle aziende ed alle famiglie.