E se la Lega dovesse diventare antagonista del Pdl? ...

Il leader del Carroccio ed i suoi colonnelli, del resto, non nascondono le loro intenzioni. E a fronte dell'indispensabile sostegno a Berlusconi, ottengono più o meno quello che vogliono, aprendo, di volta in volta, con maggiore finezza rispetto al passato, fronti sui quali s'impegnano forti del consenso crescente al Nord e dei buoni rapporti costruiti sagacemente con tutte le istituzioni e perfino con qualche importante esponente dell'opposizione. Questo intelligente protagonismo, lontano dalla logica spaccona del passato, prelude ad una morbida assuefazione della maggioranza agli interessi leghisti. Non è forse vero che nel centrodestra tutti siano diventati, più o meno acriticamente, federalisti? E non è altrettanto vero che nella stessa coalizione quando si tocca il tema dei flussi migratori e della cittadinanza agli extracomunitari le reazioni sono quasi sempre di tipo leghista? E sulla difesa "nordista" degli interessi economico-sociali prevalenti possiamo negare che gli uomini di Bossi riescano a trovare sempre gli interstizi giusti per inserirsi autorevolmente nel bilancio dello Stato ed ottenere ciò che ai rappresentanti delle regioni meridionali viene solitamente negato? Intendiamoci, la Lega sa fare il suo mestiere. E, ripeto, ha imparato a farlo con finezza. La sua forza, comunque, non è la diplomazia, ma un certo modo di fare politica che da più parti, anche da quelle del Pdl, sembra sia stato smarrito: la militanza. Mi capita spesso di girovagare nelle province lombardo-venete nei fine settimana e trovare anche nel più piccolo borgo un gazebo, un banchetto, un modestissimo tavolino ricoperto da un drappo «padano» attorno al quale si parla di politica con i passanti. E poi, magari, ci si chiede, a fronte di un risultato elettorale amministrativo deludente, come nel Trentino per il Pdl, quale sia il motivo della debacle. Semplice: la Lega fa politica; il Pdl non è ancora nato, non si sa quando nascerà e quali saranno le sue caratteristiche. Intanto, qualcuno mi ha detto da quelle parti, per fortuna che c'è Bossi. Ora non credo sia fuori luogo accendere un po' d'attenzione sul costituendo partito unico del centrodestra mettendolo in guardia dalla capacità dei concorrenti-alleati di attrarre consensi ed essere ancor più determinanti. Si ha un bel dire che la Lega è un partito settentrionale e non dovrebbe infastidire politicamente più di tanto. Ma quando è al Nord che si gioca la partita (e su questo mi pare non ci siano dubbi), chi darà le carte? La risposta è scontata. Il Pdl ne tenga conto cercando di mantenere integro un rapporto indispensabile con il Carroccio, ma pronto anche a dire qualche no. Per fare questo è necessario che mostri una forza contrattuale che al momento, con tutta la buona volontà, non si riesce proprio a scorgere.