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«È ora di tagliare le tasse per imprese e famiglie»

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Il governo dice che le risorse sono poche per abbassare le tasse? Ebbene vanno trovate». Giuseppe Morandini, vicepresidente di Confindustria e presidente della piccola industria, non nasconde la sua preoccupazione. «Le previsioni del Centro studi di Confindustria parlano chiaro: è la recessione più lunga del dopoguerra». La situazione è davvero così drammatica? «Sì, la situazione è complessa e i dati non fanno altro che confermarlo. Non è la prima crisi che attraversiamo ma questa è caratterizzata da un intreccio di fattori: calo della domanda, crisi finanziaria, costi energetici, andamento dei cambi, andamento del credito. Una complessità del genere non c'è mai stata. Proprio per questo occorre che il governo renda operativo subito un progetto grande e coraggioso. Il tempo dell'ordinaria amministrazione è finito e dall'emergenza si può uscire solo con una grande unione di forze». Cosa intende per grande unione di forze? «Oggi l'obiettivo principale è di ridare fiducia. Qualsiasi intervento il governo metta in campo non può dare risultati se non si innesta in un clima di fiducia. Se si riducono le imposte ma non c'è l'ottimismo che si uscirà dalla crisi, di sicuro i soldi in più non si tradurranno in maggiori consumi. Lo stesso vale per le imprese. Senza fiducia non ci possono essere investimenti». Quali misure dovrebbe mettere in campo il governo? «Compatibilmente con le risorse che ha a disposizione, il governo dovrebbe fare in modo di rilanciare i consumi. Occorre però certezza dei provvedimenti e dei tempi. E perchè ciò sia possibile è necessario coinvolgere tutti i soggetti economici e sociali. Creare un tavolo con il sindacato, le banche, le imprese e i consumatori. In sostanza occorre un grande patto sociale per superare la crisi». Come rimettere in moto i consumi? «È ora di tagliare le imposte per imprese e lavoratori. Da presidente della piccola impresa mi sento di dire che si potrebbe anche pensare a un'eventuale tregua con i rigidi parametri di Maastricht, giustificata dalla difficile congiuntura economica e che consenta di rilanciare un grande progetto di investimenti e di spingere i consumi. Bisogna fare in fretta, tre mesi potrebbero essere troppi. Il rispetto del rientro del deficit in una situazione così grave non deve trasformarsi in una camicia di forza e strangolare l'economia. La Bce deve solo preoccuparsi di abbassare drasticamente i tassi d'interesse con decisione e senza passare per le piccole dosi». Ma cosa servirebbe per convincere le imprese a tornare a investire? «Le imprese non hanno mai smesso di investire. Ma in questo difficile momento va usata la leva fiscale. Penso alla detassazione degli utili che rimangono in azienda, alla rivalutazione dei cespiti ammortizzati, alla compensazione automatica del dare e avere con l'Erario». In che misura lo Stato deve intervenire sul mercato? «La misura è data dalla gravità della crisi ma superata questa occorrono nuove regole e tanto tanto mercato a partire ad esempio dalle municipalizzate».

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