E gli studenti gridano insulti a Montecitorio

Una vasta sequela di improperi e di espressioni colorite si è mescolata ad aspetti curiosi del corteo studentesco. Ore 9, non sono ancora molti, tutti dentro la città universitaria della Sapienza, ai piedi della statua della Minerva. Un gran daffare a preparare cartelloni, striscioni, pettorali. Intanto molti altri gruppi arrivano all'appuntamento. Non solo Roma, ma universitari di Padova, Venezia, Napoli. Campeggia anche una grossa bandiera siciliana con una grande Trinacria nel mezzo. Fra i ragazzi, anche venditori di fischietti multicolori (un euro l'uno): «Accattatevi u' fischietto, Faciticcille rintronare i 'rrecchie». Sono personaggi che hanno seguito i ragazzi dal capoluogo partenopeo. «Si, sono quelli stessi che in treno vendevano panini, acqua e bibite», dice uno studente napoletano. Danny, studente irlandese, insieme ad altri giovani del suo paese, distribuisce volantini di un gruppo internazionale di lotta contro il capitalismo. Alle 10 finalmente i ragazzi si muovono, l'eccitazione cresce, il corteo prende forma. Inizia la prima scarica di insulti. Tocca alla Gelmini con un bel «Vaffan....» generale che viene poi graziosamente esteso a Berlusconi. Fra un «Noi la crisi non la paghiamo» e un «Gelmini butta la pasta», i ragazzi iniziano la lunga serie di «Berlusconi pezzo di m....» ben urlato e ritmato. Tanti «Ladri, siete tutti corrotti», ma nulla sembra dare più soddisfazione ai ragazzi del paragonare il presidente del Consiglio al ben noto escremento. Spesso qualcuno aggiunge alla frase anche l'aggettivo «fumante», ma è solo una valutazione espressa per i più intimi. «Ci pisciano addosso e ci dicono che piove», recita un cartello. Stare nel corteo significa essere anche vittime di fumo passivo, ma non di solo tabacco: tutto è ben condito da ben altro «fumo» così si va avanti più allegri perché la marcia è lunghissima, piena di interruzioni. A via dei Fori Imperiali si arriva solo alle 12,45. A piazza Venezia il primo momento di tensione: una fila di Finanzieri in assetto antisommossa sta lungo il frontale del Vittoriano. «Questa è una trappola» dicono alcuni organizzatori della sfilata. Bastano poi poche parole con i dirigenti di polizia e tutto si calma. Gli agenti in testa al corteo stanno molto lontani. I ragazzi, passati di fronte al Teatro Argentina, scendono in diversi rivoli verso la Camera dei deputati invece di continuare verso piazza Navona. Alcuni si calano cappucci e sciarpe sul viso, nonostante alcuni «capi» urlino «Questa volta non ce n'è bisogno!». A piazza Montecitorio si fermano sotto gli occhi degli agenti. Intonano inni. I «vaffa», «ladri», «corrotti», «pezzi di m.....» accompagnano anche un «noi rispettiamo solo i vigili del fuoco», rivolto ai poliziotti. Compare uno striscione con su scritto: «Gelmini leccaci l'ano accademico». Hanno dimenticato una «n»? Devono tornare a scuola?