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Alla Consulta l'ex ministro di Prodi

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E vi resterà fino al 18 febbraio del 2009, giorno in cui scadrà il suo mandato novennale alla Consulta. Che entro quella data la Corte possa decidere sulla legittimità del «lodo Alfano» sembra difficile, calcolati i tempi ristretti e la sospensione per le festività di fine anno. Tanto è vero che, alla domanda se sarà lui a presiedere il collegio che giudicherà la legge che congela i processi nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato, Flick non risponde. E, con garbo e fermezza, fa intendere di non voler aggiungere una parola in più alle due cartelle lette in piedi, con l'ausilio di un avveniristico leggio trasparente che per la prima volta ha fatto la sua apparizione nel salone Belvedere del settecentesco palazzo della Consulta. La Corte - mette subito in chiaro - «ha un solo padrone: la Costituzione della Repubblica». Ben vengano le critiche «della stampa, della politica e dell'opinione pubblica» che - dice Flick - continueremo ad accogliere con umiltà ed ascoltare con attenzione, convinti che il dialogo e il confronto costituiscano l'essenza dell'essere uomini e il presidio della democrazia». E se gli si chiede, allora, delle dure critiche alla sentenza della Cassazione sul caso di Eluana Englaro, non può fare altro che ribadire che «qualsiasi critica è il sale della democrazia. Nel suo discorso il dichiarato intento di portare la Corte a emettere sentenze con motivazioni espresse «in modo lineare e coerente», almeno fino a quando, per legge o per decisione della stessa Corte, non sarà introdotta l'opinione dissenziente. Passaggio, questo, molto apprezzato da altri giudici. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano esalta l'«alto profilo etico e istituzionale», e «la limpida dottrina» di Flick che costituiscono «la migliore garanzia per l'incarico di custode della Costituzione».

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