Quelle scuse (inutili) dopo il fattaccio
Certuni mass media, a volte, manipolano le notizie, non so se consapevolmente o solo per connaturata irresponsabilità, più o meno come facevano gli agit-prop o i delatori al servizio della polizia segreta sovietica. In Unione sovietica, negli anni Trenta-Quaranta del secolo scorso, era normale che ogni giornaletto di fabbrica pubblicasse notizie particolareggiate su presunti sabotatori e antipartito infiltratisi nei reparti. Era, altresì, all'ordine del giorno, nella logica spietata della vigilanza rivoluzionaria, che questi fogli, dopo aver demonizzato e criminalizzato le persone prese di mira, concludessero l'articolo, fornendo abitudini di vita, indirizzi, luoghi di ritrovo preferiti dai presunti «nemici del popolo» da controllare, stanare, terrorizzare. Nel 1935, Mario Guarnaschelli scrisse una commossa lettera a Mosca, al «compagno» Togliatti, per farlo interessare alla sorte del povero fratello Emilio denunciato dai dirigenti del Pci, arrestato dalla Nkvd e deportato a Pinega, vicino al Polo Nord. Il povero Emilio, poco dopo, sarà ammazzato dalla «giustizia» comunista con un colpo alla nuca. Togliatti lesse quel testo, ne ebbe paura e, cinico e vile, fece rispondere a suo modo da «L'Unità» clandestina, che nel numero 10 del 1935 denunciò Mario come «elemento sospetto», mentre nel numero 3 del 1936 corredò la denuncia con l'indirizzo: «Guarnaschelli, abitante in Corso IV Novembre 350, Torino». Insomma, quello di divulgare gli indirizzi è caratteristica precipua di una tradizione stalinista, che è stata, fra l'altro, usata dalle Brigate rosse. Del resto, l'Unità diretta da Furio Colombo, pochi anni fa, diede indicazioni precise sull'abitazione dell'«avversario» Fabrizio Cicchitto, ed oggi il sito Repubblica.it di De Benedetti, dopo una prosa velenosissima ed ampiamente mostrificante, offre all'attenzione di qualsivoglia pazzoide vendicatore di fannulloni una sorta di mappa abitativa del ministro Renato Brunetta. Meno male che Repubblica.it abbia fatto marcia indietro, ritirando quelle informazioni. Il fatto, anzi il fattaccio resta.