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Non un sindacato delle riforme ma solo politico

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Questa decisione mina infatti l'intero percorso politico che ha portato alla formazione del partito democratico; segna il fallimento dell'incontro delle due grandi componenti storiche della sinistra italiana: quella di derivazione comunista e quella di derivazione cristiana. Questo sciopero generale è infatti conseguente alla rottura tra Cgil e Cisl e Uil su tutti i principali tavoli di trattativa: quello con Confindustria (non col governo) sulla riforma della contrattazione, poi quello di Confcommercio, quello di Alitalia e infine quello della scuola. Questa rottura sancisce l'incompatibilità tra le scelte riformiste sviluppate da Cisl e Uil e le scelte di pura interdizione riformista, avanzata dalla Cgil. Le reazioni dei dirigenti del Pd sono sconfortate, le sorti declinanti del partito sono legate all'esito delle prossime elezioni europee e tutti si sentono in obbligo a mettere la sordina alla propria indignazione. Ma in privato, non la nascondono. La decisione di Epifani, infatti, non solo colpisce al cuore la piattaforma politica, la prospettiva strategica dell'icontro tra le due tradizioni popolari, ma avrà nei giorni precedenti lo sciopero generale e soprattutto la mattina del 14 dicembre un tragico impatto sui posti di lavoro. I lavoratori che della Cisl e della Uil, la netta maggioranza assoluta dei lavoratori, andranno regolarmente al lavoro, dopo giorni e giorni in cui avranno dovuto spiegare ai propri colleghi che non devono aderire allo sciopero a cui li chiameranno i lavoratori della Cgil. Una ferita profonda. Una svolta radicale nel movimento dei lavoratori in Italia che prefigura -assieme al declino certo delle ragioni stesse di esistenza del Pd- l'assunzione di un ruolo assolutamente abnorme e improprio della Cgil. Non più sindacato delle riforme, ma sindacato subito e tutto -e solo- politico, baricentro della protesta sociale e di piazza contro il governo su una piattaforma di pura protesta, di pura radicalizzazione delle tensioni, senza alcuna proposta riformista credibile. Una Cgil di lotta e "di movimento" salutata entusiasticamente dal Prc di Ferrero, perfettamente inquadrata nella sua strategia (che emargina persino Bertinotti e Vendola). Un disastro epocale per la sinistra italiana

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