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Il signor Sempre No: Epifani imbarazza il Pd

Epifani

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E a indicare che solo lui è rimasto a difendere i meno abbienti, il quotidiano comunista mette sullo sfondo del titolo, la foto di un militante, rappresentante di quei tanti che non arrivano a fine mese, cavalcioni su una bicicletta, due bambini sul sellino, e con una bandiera della Cgil. Il messaggio è chiaro: solo l'organizzazione di Corso Italia sa dire e fare cose di sinistra, e il Pd dov'è? La frattura del fronte sindacale e l'occupazione della piazza da parte della Cgil sta mettendo in serio imbarazzo il Pd. Il partito di Veltroni è combattuto tra due spinte divergenti: appoggiare la raffica di scioperi della Cgil, a cominciare da quello per l'Università di oggi a quello generale del 12 dicembre come occasione per mettere in difficoltà il governo Berlusconi; e l'altra di emancipare la politica dalla piazza ridefinendo i confini tra partito e movimento sindacale. Nella prima linea sono riconducibili Pierluigi Bersani e Stefano Fassina che sono schierati con la Cgil nel no a oltranza a qualsiasi provvedimento economico del governo e hanno polemizzato più volte con gli ex Margherita sul dialogo con Confindustria per la riforma del sistema contrattuale. Sergio D'Antoni ha criticato la scelta della Cgil dello sciopero generale mentre Franceschini ha richiamato all'unità sindacale. Insomma sull'appoggio o meno alla Cgil si gioca una partita più ampia che è la scelta tra il collateralismo o meno di un partito che aspira a essere riformista e il sindacato di riferimento, la Cgil. Ma c'è anche una terza linea di pensiero dentro il Pd più pragmatica; ovvero servirsi della Cgil per tenersi stretta l'area del dissenso sociale che l'Idv di Di Pietro sta tentando di conquistare. Nell'incertezza, finora il Pd si è mantenuto defilato. L'Unità fa giochi di equilibrismo ed evita di porsi il problema puntando piuttosto sulla spaccatura del fronte sindacale e cavalcando il tema del tentativo di Berlusconi di ripetere la strategia del 2001 con l'esclusione della Cgil. Il rapporto con Epifani si trascina dietro anche quello con Confindustria e con gli altri due sindacati, Cisl e Uil. Appoggiare la strategia di piazza della Cgil vorrebbe dire allentare i rapporti con gli industriali e porsi di nuovo come il partito della piazza anzichè quello della governabilità. Va ricordato inoltre che Confindustria punta molto sull'esito della trattativa per la riforma della contrattazione alla quale Epifani sta creando ostacoli. Ma il collateralismo spinto con l'organizzazione di Corso Italia vuol dire anche mettere la distanza con Cisl e Uil e divorziare da un modo di concepire il rapporto con il sindacato fatto di dialogo e concertazione. Ieri sono piovute le critiche alla Cgil dalla Cisl e dalla Uil. «La Cgil non è il sole sindacale e tutti le girano intorno. E mi pare che questo sostengano quando si guardano solo nel loro ombelico» ha ironizzato il leader Bonanni che ha chiesto: «La Cgil deve spiegare perché in tutti i terreni contrattuali, nel privato industriale con Confindustria, nel privato dei servizi con Confcommercio e altri, nell'artigianato, nel pubblico, ogni occasione è buona per dire no». E Angeletti, segretario della Uil: «dentro la Cgil si è modificato l'equilibrio, è prevalsa la linea per la quale l'unico ruolo che si può avere è quello dell'antagonista».

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