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Il colpo di scena alla Vigilanza Rai era nell'aria. ...

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L'opposizione parla di colpo di mano della maggioranza (Villari è stato eletto con il decisivo contributo della PdL) e minaccia fuoco e fiamme. Il saggio Follini si rivolge a Veltroni e gli recita l'antico proverbio: «Chi è colpa del suo mal, pianga se stesso». A quale spettacolo stiamo assistendo? Davvero la maggioranza ha violato tutte le regole? Facciamo un piccolo passo indietro. Appena poche settimane fa la minoranza parlamentare pose il veto all'elezione dell'avvovato Pecorella alla Corte Costituzionale e pretese una rosa di nomi. Pecorella si arrese e fu eletto il baffuto avvocato Frigo. Passò, cioè, il principio che, di fronte a nomine bipartisan, la parte contrapposta doveva accettare la scelta del nome proposto dallo schieramento avversario ma aveva il diritto di esprimere il gradimento. Così è accaduto per la Vigilanza. Il partito di Di Pietro e lo stesso onorevole Leoluca Orlando sono stati protagonisti di una tale contrapposizione verbale nei confronti della maggioranza, fino all'insulto e all'anatema, che questa ha chiesto alla minoranza di fornire una rosa di nomi. Un vostro nome, ma non quel nome. In pratica il lodo Pecorella. Chi conosce la sinistra sa che la candidatura di Orlando era largamente osteggiata anche nel centro-sinistra. Molti nel Pd si sono interrogati su questa subalternità del partito a Di Pietro — già in Abruzzo si voterà il candidato dell'ex pm — sulla competenza di Orlando in materia di informazione, oltre che sulla possibilità di dare soddisfazione ad altri esponenti della minoranza notoriamente più esperti di Orlando sulla questione Rai. Sarebbe stato normale, quindi, fornire una rosa di nomi. Sarebbe stato nelle regole parlamentari chiedere alla maggioranza di votare un esponente della minoranza lasciandole, tuttavia, la possibilità di esprimersi sui candidati. Dopo una lunga battaglia di logoramento, il nome di Orlando è saltato, anche per i voti mancanti nel centro-sinistra, e si è giunti all' elezione di Villari. A questo punto si è abbattuta «sul» e «nel» Pd una nuova bufera. Apparentemente c'è l'unità nella polemica contro l'atteggiamento della Pdl, nella sostanza è in discussione la strategia di subalternità a Di Pietro del segretario Veltroni e c'è la frustrazione dei quattro o cinque candidati presidenti in alternativa a Villari che si sentono buggerati. Tutto questo si poteva evitare. Si poteva prendere atto che su Orlando non c'era consenso, come non ce n'era su Pecorella, che Di Pietro non è il padrone occulto del centrosinistra e andare su un'altra indicazione. Veltroni si è infilato nel vicolo cieco. Ora chiede a Villari di dimettersi per uscirne, malconcio e ferito. Domani saremo punto e a capo. La linea «Orlando o morte» porterà alla morte della Vigilanza. Se non le spettasse il compito di eleggere il nuovo vertice della Tv di stato, potrebbe non essere una disgrazia.

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