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Cazzola: «Così Epifani si sta autoescludendo»

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Ma è anche vero che finora è stata la Cgil a autoescludersi». Giuliano Cazzola, un passato da dirigente della Cgil e ora vicepresindete della commissione lavoro della Camera per il Pdl, getta acqua sulla polemica sollevata dal leader Epifani sulla mancata convocazione all'incontro con Berlusconi a Palazzo Grazioli. Epifani lo ha definito un fatto gravissimo. È così? «Suvvia. Non mancava solo la Cgil, ma anche l'Ugl e sul versante imprenditoriale non erano presenti organizzazioni importanti come la Confcommercio. Fino ad ora è stata la Cgil ad autoescludersi. Ripeto: nei rapporti formali nessuno sarà escluso». Il governo preferisce chi vuole dialogare anzichè scioperare? «Se dovessimo fare il conto degli incontri informali svolti da un premier di sinistra con la sola Cgil nella storia sindacale recente scriveremmo un nuovo elenco telefonico della città di Roma. Fino a prova contraria Palazzo Grazioli non è Palazzo Chigi. È un'abitazione privata. Ed uno in casa sua chiama chi vuole». Ora la Confindustria ha un motivo in più per andare avanti sulla riforma dei contratti solo con Cisl, Uil e Ugl? «In un sistema di libertà sindacale le parti sono abilitate a negoziare con gli interlocutori disponibili. Nessuno può esercitare un diritto di veto. Proviamo a rovesciare il discorso. Che cosa dovrebbero dire Cisl e Uil se nei negoziati contassero solo le posizioni della Cgil?» Che conseguenze si possono avere da questa spaccatura del fronte sindacale? «Le conseguenze non sono sicuramente positive; si va verso una polemica aspra nei luoghi di lavoro. Ma non può continuare una storia che vede la Cgil prendere in ostaggi i governi di centro-sinistra e guidare la lotta contro quelli di centro-destra. Tutto ciò per non cambiare nulla». La Cgil può permettersi questo isolamento? «La sua è una posizione prettamente politica. L'isolamento le fa comodo. In questo modo ha costituito un rapporto privilegiato con il Pd che è talmente cieco da regalare al Governo delle organizzazioni importanti come la Cisl e la Uil soltanto perché ha bisogno delle risorse della Cgil per fare opposizione con una certa efficacia». La Cisl ha revocato lo sciopero dell'Università, che conseguenze ci saranno? «È il comportamento corretto che dovrebbe tenere un sindacato, diversamente da quelli che cavalcano l'onda anomala, un movimento destinato a girare intorno a se stesso come un povero gattino cieco». Questi eventi stanno ridisegnando il futuro del sindacato? «Il sindacato è una componente fondamentale di un sistema democratico. Come istituzione esisterà sempre. Se non saprà rinnovarsi però sarà sempre meno rappresentativo. Lo sciopero continua a essere lo strumento principale dell'azione sindacale? «È uno. Nessuno però si prende la briga di contare quanti siano effettivamente i lavoratori che vi aderiscono. Il governo ha creato un asse con Cisl, Uil, Ugl e Confindustria. Che c'è dietro? «È dovere di un Governo dialogare con il sindacato e il mondo delle imprese. Non va dimenticato che la Confindustria di Montezemolo stava con il Governo Prodi. Se vuole una mia previsione è presto per dire che la Confindustria accetterà di firmare l'accordo sulla Contrattazione solo con Cisl, Uil e Ugl. Fino a pochi mesi fa ha privilegiato il rapporto con la Cgil anche senza risolvere nulla».  

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