La Manovra andrà modificata, non prevede la caduta recessiva
Tale rischio è catastrofico - non solo per noi, ma per la conseguente destabilizzazione dell'euro se si avverasse - ed è comprensibile che sia stato messo in priorità. D'altro lato, la crisi è a sviluppo tanto veloce e grave da rendere chiaro al governo che, se non interverrà con forza, l'Italia soffrirà un impoverimento da cui potrebbe non risollevarsi. Difficile, poi, che una popolazione impoverita mantenga il consenso all'attuale maggioranza nelle prossime elezioni europee, 2009, amministrative e regionali, 2010. Anche per questo, oltre che per senso di responsabilità, è probabile che il governo cercherà di fare sul serio il possibile. Ma resterà vincolato dal peso del debito. Inoltre la "finanziaria" attuale è basata su calcoli che non includono la caduta recessiva e dovrà essere modificata in senso restrittivo. Fisso il criterio assoluto di non superare il deficit del 3%, pertanto, il governo potrà "grattare" ben poco. Inoltre in questo tipo di crisi a sviluppo rapido la cura è quella di dare subito capitale a famiglie ed imprese. Ciò si ottiene con detassazione immediata e sostanziale e non con, pur importanti, programmi di investimento infrastrutturale ad effetto differito. Ma, in base all'annuncio di Tremonti, pur non dettagliato, è molto probabile che la stimolazione sarà non tutta fiscale e poca. L'enfasi sui progetti infrastrutturali futuri e l'estrema selettività dello stimolo fiscale adombrato sostengono tale ipotesi. Se sarà cosi andremo nei guai perché a fronte dell'ondata di deflazione non ci sarà, ed in tempo utile (tre mesi), una sufficiente diga di riflazione. A quali condizioni il governo potrebbe costruirla? Quattro: (a) convertire immediatamente il convertibile nel bilancio pubblico, senza sfondare il deficit, in detassazione immediata, 20 miliardi sembrano possibili; (b) condono fiscale altrettanto immediato (spiace invocarlo, ma serve cassa); (c) chiamata di un "Fondo popolare" costruito con conferimenti volontari come strumento integrativo, gestito dal Tesoro, per credito d'emergenza ("Oro alla Patria", ma nel senso di denaro raccolto come se fosse un fondo di investimento, decennale, con remunerazione); (d) preparazione, per il 2009, della cancellazione di una parte del debito, intanto sui 200 miliardi, a fronte di una alienazione di un valore equivalente, più premio, di patrimonio pubblico, con la retrogaranzia - bollino blu - della Banca centrale europea. Servirà a ridurre in prospettiva il costo per interessi e ad aumentare la credibilità dell'Italia con retroazione benefica dal futuro al presente. Forse c'è altro, ma queste ipotesi danno l'idea di una politica d'emergenza nelle nostre condizioni di vincolo. Poiché è emergenza questa va gestita direttamente da Berlusconi, a lui la parola.