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Il Cav non dimentichi le università private

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(Entrambe proproste Udc furono invece snobbate dal Governo Prodi nei due anni della scorsa legislatura). Bene sotto molti aspetti anche la chiarezza sull'Università con nuovi fondi, possibilità reali per nuovi ricercatori e premio al merito. Forse si poteva e si può far di meglio, se il Governo lascerà al Parlamento di svolgere il suo compito ed eviterà la fiducia. Perché non introdurre una razionalizzazione delle facoltà, ridurre i corsi di laurea e, in taluni di essi, introdurre il numero chiuso? Non mi si dirà che sia un Paese normale quello con decine di migliaia di laureati in comunicazione sociale e sole qualche decina di odontotecnici! Perché non togliere il valore legale alla laurea e così rendere veramente competitive e concorrenziali le Università tra loro? Non sarà normale un Paese con sedi distaccate in ogni provincia! Tante cose buone fatte e molte altre da fare, la formazione permanente per le insegnanti elementari, riportare la valutazione delle commissioni di professori interni per gli esami delle superiori etc. Due fatti, soprattutto, urtano e francamente rimangono incomprensibili, per merito e metodo. È nota la benevolenza delle Gerarchie nei confronti del Governo, il cui programma rispettava appieno i valori non negoziabili. Ma non solo della libertà di educazione si è persa traccia, sono scomparse anche le assicurazioni che lo stesso premier aveva fatto pubblicamente, per reintegrare i «tagli» alle scuole pubbliche non statali (assicurazioni fatte anche al Papa). Quei 134 milioni di euro tagliati da Tremonti, tutti nella maggioranza accusano lui, non sono stati rimessi al proprio posto e questo, se non avvenisse nei prossimi giorni, porterà alla chiusura di centinaia di scuole d'infanzia paritarie. Gran brutto segno nei confronti della libertà di scelta educativa ma anche di quei movimenti di cattolici coraggiosi che avevano fatto campagna con volantini che reclamavano, tra gli altri, proprio la libertà educativa come uno dei criteri di giudizio per la scelta politica. Tutto ciò si aggrava, si dice che la responsabilità sia ancora di Gelmini e Tremonti, perché pare che anche nel recentissimo decreto per l'Università le Università libere (gran parte delle Cattoliche) subiscono un trattamento increbile. Gli atenei non statali sono dimenticati nella parte relativa alla distribuzione dei fondi in base al merito e alla produzione scientifica, ma sono ben ricordati nel capitolo dei tagli ai finanziamenti. Cornuti e mazzati, soprattutto discriminati perché liberi come accade ai tagli per le paritarie. Ci sono molte cose buone nei provvedimenti al risparmio su scuola e università, tuttavia si sta dilatando una lunga ombra nera che rende torbide le buone intenzioni del Governo, c'è un susseguirsi di pregiudizi e ingiustizie contro le non statali e paritarie, dall'asilo all'università. Sappiano Tremonti e Gelmini che di tutto si può discutere ma tutto deve partire dalla equità di trattamento, le scuole pubbliche e le università non statali sono una ricchezza della società e del Paese. È in gioco la libertà e la uguaglianza tra cittadini, forse è tempo che insegnanti e genitori, rettori e professori delle scuole e università non statali scendano in campo. I vescovoni, per parte loro, troveranno il modo di farsi spiegare il «retrofront» dalla voce dello stesso premier. A quanto pare,sino ad oggi, il «ghe pensi mi» non ha funzionato con Tremonti.

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