Giancarla Rondinelli g.rondinelli@iltempo.it Quando si ...
Eppure, Francesco Divella la passione politica ce l'ha da tempo. Anzi, si potrebbe tranquillamente dire che è cresciuto a pasta e politica. Sui divani del Transatlantico di Montecitorio, Divella si racconta. Lo fa però con un orecchio teso al monitor dell'Aula, dove il presidente Fini sta chiamando i deputati al voto. «Guardi signorina, una volta per parlare con un giornalista mi hanno messo nella black list degli assenti. Mica vogliamo ripetere?». Certo che no. Allora cominciamo subito. Nella scorsa legislatura era al Senato. Ora è alla Camera. Come si trova? «Non si possono fare paragoni, nella passata legislatura in Senato si viveva male a causa dei numeri. E comunque, per quanto riguarda i servizi, era meglio Palazzo Madama». A chi deve il suo posto in Parlamento: a Gianfranco Fini o a Pinuccio Tatarella? «Forse a entrambi. Voglio però dire che milito nella destra italiana dal 1963. In quegli anni io e Tatarella eravamo molto amici. Erano gli anni dell'Msi. Quando poi Tatarella è morto, ho continuato ad avere rapporti con Fini». Qual era il pregio di Tatarella? «Forse non aveva grandi capacità comunicative come Fini o Berlusconi, ma era sicuramente una grande mente politica e un grande mediatore». Il difetto? «Quello di non aver lasciato una classe dirigente formata e all'altezza. Ma questo è successo anche perchè Pinuccio è morto improvvisamente». Le piace Fini in versione presidente della Camera? «Sta andando bene, è stimato sia a destra che a sinistra. Il mio augurio è che questo non sia per lui un punto di arrivo, ma un trampolino per ruoli sempre più importanti». Come sta andando in Puglia con la fusione Fi-An? «È un processo sicuramente non facile». Scettico? «No. Ma vedo che soprattutto in periferia continuano ad esserci due anime distinte. Mi auguro che alla fine maturi in tutti la convinzione che i cittadini vogliono il Pdl». Da imprenditore della Puglia, si sente penalizzato dal federalismo fiscale? «No, non penso che il federalismo possa nuocere alle regioni del sud. Anzi. Poi, attenzione: non è la Puglia, sono Le Puglie». In che senso? «Nel senso che esistono notevoli differenze genetiche tra le diverse province, che cambiano da Bari a Taranto, da Lecce a Foggia». A chi venne l'idea di fare la pasta? «L'azienda nasce nel 1896. In quel periodo non c'era un grande consumo di pasta industriale. Ciò che si consumava era la farina, perchè la pasta la si faceva in casa. Per questo mio nonno costruì il primo mulino a Rutigliano, vicino a Bari, dove oggi c'è la maggior parte degli stabilimenti Divella». La Puglia è tradizionalmente "terra di grano". «Le Puglie». Sì, scusi, Le Puglie. «Sono sempre state il granaio d'Italia. C'era prima un mix di grano duro e grano tenero. Ora invece abbiamo solo il primo, con il nord che domina invece sul secondo». In azienda siete alla terza generazione, giusto? «Esatto. Tra l'altro siamo un caso anomalo». Perché? «Di solito la prima crea, la seconda conserva, la terza distrugge. Invece, io e mio cugino Antonio siamo riusciti a potenziare il pastificio, arrivando ad essere ora il secondo gruppo industriale dopo la Barilla, con un fatturato di 270 milioni di euro e un oroglio tutto del sud». Quanti tipi di pasta avete? «Al sud ne abbiamo 132». C'è un genere di pasta che va al nord e uno al sud? «Certo. Ci sono soprattutto le specialità locali. Per esempio a Roma vanno molto i ditaloni rigati: noi li facciamo e li esportiamo solo nel Lazio». Qual è la regione dove si mangia più pasta? «Campania e Sicilia». Ha mai ricevuto apprezzamenti per la sua pasta dal presidente Fini? (Fissa sempre il monitor del Transatlantico)- «Non credo. Una volta mi disse che siccome è bolognese preferisce la dieta proteica. Invece nella sua famiglia sono tutti pastasciuttari». E Berlusconi? «Non lo so. Il presidente del Consiglio ha una sua dieta personalizzata». A casa sua che pasta si mangia? «Ovviamente Divella». Sì certo, ma quale? «Beh a me piace molto quella grossa». È vero che lei è un uomo all'antica? «Scusi, ma a 63 anni che mi metto a fare l'uomo moderno?». Fa anche il baciamano alle signore? «Alle donne fa piacere, dunque perché non farlo?» È vero che spesso si addormenta ai convegni? «Se sono noiosi sì». Anche quando è a Roma mangia la pasta due volte al giorno? «Certo, sempre. Ho provato a mangiare come fanno nella capitale un'insalata o un piatto di verdura. Ma non ce la faccio, vado subito in ipoglicemia...».