Il commento migliore alla frase di Andrea Camilleri sulla ...
È successo giovedì scorso in una assemblea al liceo Mamiani di Roma quando il celebre scrittore, invitato a parlare del decreto della ministra, ha sostenuto che «dovremmo chiamare i professori di chimica per capire che cos'è». La ministra, appunto. La frase in sé è troppo banale per essere scandalosa. Camilleri è talmente geniale e funambolico con la lingua che avrebbe potuto inventare una invettiva migliore. La delusione di noi, suoi ammiratori, è un'altra. È la banalità della battuta. Non sei d'accordo con uno/una? Invece di polemizzare con lui/lei, fai un'operazione infantile, cioè la escludi dal genere umano. Detto in altro modo: non sono d'accordo con te, allora non esisti, non puoi esistere, sei di un altro pianeta e chiamo tutti alla rivolta contro l'estraneo/estranea. Non solo non è divertente, ma ricorda quelle spiritosaggini infantili di cinquant'anni fa quando le liti fra ragazzi si concludevano con la frase immancabile: «Tu non esisti». Camilleri propone ai ragazzi di oggi un insulto antico che tradotto nella contemporaneità diventa banale e anche pericoloso. Ma perché pare a me, rispettosamente, che Camilleri si sia «cacato il cervello»? Perché se di un avversario politico tu neghi l'umanità e lo riduci a finzione di altro, a categoria del male, in quel preciso istante spieghi ai ragazzi che contro quell'avversario si può fare tutto. Non è un essere umano, non valgono contro di lui quelle regole «umanitarie» che, spesso trasgredite, invochiamo nei nostri contrasti. Potremmo trovare diecimila giustificazioni alla «cacata di cervello». Ma su un punto il giustificazionismo si deve arrendere. La signora Gelmini è una ministra della Repubblica che ha preso iniziative alcune condivisibili altre no, ma è un essere umano vero. Toglierle questa dignità significa cancellarla come immagine concreta, e anche avversaria, degli studenti e trasformarla in icona del male. Non si può insegnare ai giovani ad essere stupide marionette che, negando la realtà, vivono fuori dal mondo. Fanno così i cattivi maestri.