Scomparsi ma prendono 15 milioni

Per oltre quindici milioni di euro. Il conto inizia con 1,59 milioni di euro che ogni anno lo Stato italiano elargirà alla Sinistra Arcobaleno fino al termine della legislatura vigente nel 2013. Un risarcimento che va a compensare l'esborso sostenuto dal partito per le spese della campagna elettorale pur non essendo stati i comunisti in grado di far eleggere nessun rappresentante all'interno del Parlamento italiano. Ma non è finita qui. Il partito della Rifondazione Comunista assieme a quello dei Comunisti Italiani e ai Verdi riceverà ancora quasi 5 milioni di euro all'anno fino al 2011 come rimborso per le spese elettorali sostenute durante la campagna per le elezioni politiche del 2006. Questi sono soldi che i partiti continueranno a riscuotere per altri tre anni. Ovvero per quelli che sarebbero mancati alla fine naturale della XV legislatura, quella anticipatamente cassata lo scorso gennaio per la mancata fiducia al governo Prodi. Alla base di questo giro di soldi c'è l'articolo 39 della legge 51 del 2006 che, con il patrocinio bipartisan dei partiti e dei loro tesorieri, prevedeva in caso di elezioni anticipate i rimborsi, versati di anno in anno, fino alla scadenza naturale della legislatura. Ciò comporta che, solamente per aver partecipato alle due ultime competizioni elettorali per il rinnovo del Parlamento, i partiti che occupavano i banchi più a sinistra a Montecitorio riceveranno, nel 2008, più di 6 milioni e mezzo di euro. Il meccanismo per poter godere dei rimborsi è molto semplice. Se un partito o una lista supera la soglia dell'1% allo spoglio delle schede elettorali, questo ha diritto ad essere risarcito. Bastano allora circa 400mila voti e subito si guadagnano tanti euro quante sono state le preferenze attribuitegli dagli elettori. Conti alla mano quindi un euro all'anno per ogni voto alla Camera e un euro per il Senato. Vale a dire che ogni elettore, o meglio ogni cittadino iscritto alle liste elettorali, anche se non vota, vale 10 euro a legislatura. Anzi, dato che ci sono state elezioni anticipate, la sua quotazione ora vale complessivamente 16 euro. A questo punto, l'unica speranza per i contribuenti italiani e che la XVI legislatura non cada anticipatamente altrimenti si troverebbero a dover pagare altri fondi per altri rimborsi elettorali. Magari proprio ad altrettanti partiti che scompairanno dalle aule del Parlamento. Ma ora c'è Berlusconi: con lui è tutta un'altra storia. E così i comunisti hanno scoperto il modo per continuare a sopravvivere nonostante nessuno li voglia. Un grande business che purtroppo non si limita ai già menzionati 6,5 milioni di euro. A quelli infatti vanno aggiunti i rimborsi per le elezioni regionali e per quelle delle provincie autonome. Lo Stato italiano infatti sta ancora pagando a comunisti e verdi più di 5 milioni di euro all'anno per le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo e quasi 3,5 milioni di euro per quelle tenute negli ultimi 5 anni per l'elezione dei nuovi consigli regionali. Infine arrivano rimborsi anche per le elezioni nelle province autonome di Trento e Bolzano. A Trento, Rifondazione e Verdi, si sono garantiti assieme un gettito annuo di 26.409 euro, mentre nella sudtirolese Bolzano,i Verdi, che si sono presentati da soli al verdetto dell'urna, il rimborso è di 28mila euro annui. Se ora andiamo a sommare questi ultimi dati si evince che oltre ai 6,5 milioni di euro all'anno percepiti nel 2008 per le elezioni politiche, ci sono da conteggiare altri 8,6 milioni di euro in più. Questo vuol dire che lo Stato italiano, nonostante il verdetto delle urne sia stato eloquente, sta pagando per l'anno in corso a questi partiti «desaparecidos» la bellezza di 15.068.170,60 euro. Ma si sa che le brutte notizie non vengono mai sole. Non solo vengono elargiti rimborsi anche a chi non ha nessun ruolo all'interno degli organismi per i quali ha partecipato alla competizione elettorale, ma i soldi che vengono restituiti dallo Stato ai partiti sono nettamente superiori a quanto in realtà è stato da loro speso. Da una relazione depositata a Montecitorio dalla Corte dei Conti sui dati delle elezioni politiche del 2006 emerge infatti che i partiti in generale hanno speso un quinto dei rimborsi statali incassati: 117,3 milioni di euro contro 498,5 milioni totali. Oltre al danno quindi la beffa. Non è bastato agli elettori italiani bocciare la politica comunista cacciando i suoi promotori dal Parlamento, ora deve, per altri cinque anni, pagarne una lauta liquidazione.