Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

L'Italia è il miglior Paese del mondo. La crisi ...

default_image

  • a
  • a
  • a

No, non è un comunicato di Palazzo Chigi, né una dichiarazione di un esponente della maggioranza. È semplicemente quello che è accaduto dal 25 ottobre ad oggi. O meglio quello che sembra essere accaduto. Basta accendere un computer e visitare la prima pagina del sito www.partitodemocratico.it. Troverete una foto di Silvio Berlusconi (in secondo piano) montata con una di Barack Obama. A lato una scritta: «Chieda scusa». Non avete niente da fare? Bene, aprite la sezione comunicati stampa e contate quanti esponenti Pd hanno fatto dichiarazioni per criticare la «battuta» pronunciata giovedì dal premier a Mosca («Obama è bello, giovane e abbronzato»). Come se non bastasse ieri mattina i cittadini romani hanno trovato affisso sui muri della città un manifesto del Pd con foto di Maurizio Gasparri e fumetto in cui è stata inserita la frase pronunciata dal capogruppo Pdl al Senato all'indomani dell'elezione del presidente Usa («Con Obama Al Qaeda è più contenta»). Sotto una scritta rossa a caratteri cubitali: «Vergogna». E mentre la maggioranza stigmatizzava la scelta di affiggere la foto dell'ex ministro Pdl indicandolo quasi come un bersaglio da colpire, ecco Dario Franceschini convocare una conferenza stampa a Montecitorio per commentare le dichiarazioni del presidente del Consiglio (soprattutto quelle in cui il Cav apostrofava come «imbecilli» coloro che lo avevano criticato): «Non è normale né accettabile che un presidente del Consiglio si rivolga in quel modo all'opposizione». Insomma, quelle del Cavaliere saranno anche state frasi offensive, un incidente diplomatico, ma il Pd le ha ormai trasformate in una vera e propria battaglia politica. L'unica. Eppure poco meno di due settimane fa erano tutti al Circo Massimo a raccontare quanto male stesse facendo il governo all'Italia. Oggi non si occupano altro che di Obama. Martedì si sono divisi tra il tempio di Adriano e il Caffè Letterario dove, le due «televisioni di area» (la veltroniana Youdem e la dalemiana Red), avevano organizzato maratone notturne per seguire il voto. Mercoledì hanno montato in tutta fretta una palco in piazza del Pantheon e hanno festeggiato come se Obama avesse vinto grazie al sostegno del Pd. Nel frattempo Walter Veltroni si divideva tra giornali e televisioni mostrando orgoglioso la foto del suo primo incontro con Barack, nel 2005, e spiegando che, in fondo, se l'Europa e l'Italia hanno conosciuto le idee del senatore nero è merito suo («Nel 2006 chiamai una casa editrice per dirgli di tradurre e pubblicare la sua autobiografia» ha confessato a Repubblica). Il tutto mentre il braccio destro del segretario Giorgio Tonini era impegnato a spiegare che, con la vittoria del candidato democratico, diventerà più forte la leadership del Pd. Insomma il Partito Democratico è impazzito per Obama. Letteralmente. Al punto che ormai non esiste nient'altro. Eppure i media americani che, giovedì avevano dato spazio alla notizia, sono già andati oltre. Sul blog politico «The Caucus» del New York Times, lo stesso che è stato invaso da commenti di americani e italiani sulle frasi di Berlusconi, c'è ancora l'articolo scritto giovedì da Rachel Donadio. Non c'è stato nessun aggiornamento anche se, a leggerlo bene, forse ai commentatori e al Pd è sfuggita una frase. Ad un certo punto la Donadio scrive: «Mr. Veltroni, who has been called the Obama of Italy, except that he lost the election». Che tradotto suona su per giu così: «Veltroni che viene definito l'Obama di Italia, con l'unica differenza che ha perso le elezioni». E ci sarà pure un motivo.

Dai blog