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Silvio conquista il «Campo de' rossi»

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Passeggiata notturna del premier. Ai giovani promette: «Cambieremo il decreto Gelmini»

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Un'apparizione inaspettata quando il lunedì sta per lasciare il passo al martedì. Berlusconi abbandona le auto blu e via a piedi. Sorrisi, strette di mano. Tutti paparazzi con il telefonino a immortalare il capo del governo a passeggio nella notte. Berlusconi scivola via tra gli avventori dei locali della piazza. Taverna di Campo è chiusa per riposo settimanale ma la Vineria, storica enoteca da quasi un secolo a Campo de' Fiori, ha i tavoli gremiti. Alessandro Reggio, il figlio del proprietario, romano verace dalla faccia tosta invita il Cavaliere a entrare e bere qualcosa. «Ha accettato subito. Una persona brillante e squisita. Molto gentile», racconta il giorno dopo Reggio. Dentro la Vineria blindata dai marcantoni della scorta, Silvio Berlusconi si intrattiene una ventina di minuti. Assaggia compiaciuto un «Amaro di Praga» della cantina Franco Da Ros e non si sottrae alle domande. «Questo decreto sulla scuola è un vero casino preside'», lo incalzano. Berlusconi tranquillo: «Abbiamo comunicato male quello che volevamo fare. Bisogna spiegare che stanno mentendo su tutta la linea e che gli studenti sono stati truffati». Poi tranquillizza: «Ma rivedremo qualcosa». La crisi economica è l'altro argomento che Berlusconi affronta cercando di infondere ottimismo ma il calcio chiude la discussione. «Al Napoli domenica gli avete rubato la partita...». Il premier diventa presidente del club rossonero, cerca di parare l'affondo e si mette sul diplomatico: «È vero sono stati poco fortunati». Un saluto e via. Il Cavaliere entra nel negozio a fianco, Taba. Yamila, la commessa argentina, fa colpo sul presidente che, con charme, attacca discorso prendendo spunto da un'aria cantata da Pavarotti: «In quel momento c'era un suo disco - dice la ragazza -. E poi ha comprato diversi oggetti fra cui diversi portamonete». Il premier acquista anche due vestiti di lana a quadretti, «per le collaboratrici» ammette e poi si mette a canticchiare canzoni napoletane. Gira per il negozio. Poi chiede a Yamila come vanno gli affari. La sua attenzione si sofferma su un cartello che recita «Non c'è niente di più indispensabile del superfluo» e rivolto a Yamila: «Tutto quello che c'è qui è superfluo. Anche tu?». E lei sfacciata: «Io sono indispensabile» e ride di cuore compiaciuta della galanteria del premier. «Un incontro bellissimo», commenterà poi. Uno del seguito di Berlusconi si preoccupa di pagare, in contanti: 230 euro per i portamonete e 140 per i vestiti. Fuori ormai c'è un tifo da stadio. I giovani escono dalle pizzerie, dai pub per acclamare il Cavaliere. «Silvio, Silvio», viene scandito senza sosta. Nessun fischio, né un insulto. Anche la fotografa dell'Ansa, Isabella Bonotto, è in pizzeria con gli amici e, lasciato il tavolo armata della sua fotocamera, immortala l'apotesosi di «Re Silvio». La piazza «rossa» di Roma è tutta per lui. L'arena di «vaiolence», dove i teppisti si sfogano lanciando palloni e bottiglie contro tutti e tutto, stanotte è tutta per lui. Quasi ordinata. Berlusconi sta diventando un habituè del rione Regola e così, lasciato, Campo de' Fiori allunga il passo verso via de' Giubbonari. Circondato dalla scorta, seguito dalle auto blu e da un corteo di giovani che continua a chiamarlo e ad applaudire. Ancora qualche metro lanciando sorrisi e stringendo mani anche ai venditori di chincaglierie a quest'ora padroni della via. Largo de Librari, e poi il Cavaliere sparisce nella notte.

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