La grande svolta americana
Il secondo, e per noi ancor più importante segnale, è il rapporto che si prospetta tra l'America e il resto del mondo. Con l'Irak e poi con il morbo finanziario propagatosi per ogni dove, gli Stati Uniti hanno avuto una caduta d'immagine senza precedenti che ha alimentato, ovunque, malumori, antipatie e diffusi sentimenti antiamericani. E' probabile che Obama, per tutto quello che evoca e rappresenta ancor prima che per la politica internazionale, abbia le carte in regola per restaurare il prestigio mondiale degli Stati Uniti e la sua leadership che, certo, non sarà più esercitata in maniera unilaterale, ma dovrà accordarsi con il sistema internazionale accentuatamente multipolare. L'elezione di un Presidente, forte del consenso interno e senza macchie del passato, trasformerà la politica estera statunitense da una linea ideologica e dottrinaria, quale è stata quella del primo Bush, a un atteggiamento pragmatico che guarda in faccia i grandi problema del pianeta: la fame, l'ambiente, l'energia e le malattie. Con Obama si può dire, senza rischio di incorrere nella leggenda, che gli Stati Uniti dopo avere guidato nel Novecento il "secolo americano" facendo ricorso alla forza militare per sconfiggere i totalitarismi nazista e comunista, si accingono ora a guidare il mondo sulle nuove frontiere della vita e della libertà. Massimo Teodori m.teodori@mclink.it