E l'onda ha paura di scomparire
Così, alla Sapienza, il neorettore Luigi Frati racconta che ormai «le occupazioni sono una minoranza, sono simboliche più che reali». Parole che non fanno sicuramente piacere a chi, con orgoglio, porta avanti la propria battaglia. Anche per questo hanno deciso di riunirsi tutti nell'Aula Magna della Facoltà di Fisica dell'università romana, edificio Marconi, ultimo sulla sinistra entrando da piazzale Aldo Moro. Sopra l'ingresso campeggia ormai da giorni uno lenzuolo bianco con scritta rossa: Fisica occupata. Il portone è aperto in modo da far entrare una persona alla volta. Non di più. Al primo piano l'Aula Amaldi è piena. All'esterno un cartello informa che la capienza è di 292 persone. Un modo come un altro per far capire che, dentro, ci saranno quasi 400 persone. Rappresentano tutte le facoltà dell'ateneo. Ma ci sono anche gli studenti di Tor Vergata e dell'Accademia delle Belle Arti. Prendono la parola uno alla volta. Nienti nomi. Quando parlano loro sono Lettere, Giurisprudenza, Economia, Scienze Politiche. All'ordine del giorno dell'Assemblea c'è il calendario delle prossime settimane. Si parte oggi con una protesta goliardica durante i festeggiamenti per il 4 novembre. Alcuni studenti sfileranno vestiti da clown e cercheranno di appendere un proprio striscione. Top secret ovviamente ora e luogo del blitz. Poi, nel pomeriggio, ancora assemblee, di facoltà e di ateneo. Domani, invece, gli studenti si sposteranno al congresso della Cgil in programma al Palalottomatica e cercheranno di sensibilizzare i lavoratori dell'Atesia, il call center di Cinecittà2. L'obiettivo è unire le proteste, allargare il fronte, magari convocando uno sciopero generale. Il 7 novembre si torna in piazza assieme agli studenti delle superiori. «Servono due o tre cortei che blocchino la città» urla tra gli applausi uno degli ultimi a intervenire. Il 14, poi, la manifestazione indetta dai sindacati confederali e, il 15 e 16 la grande assemblea nazionale di tutti gli atenei in rivolta. Gli appuntamenti sono tanti e non è un caso. Bisogna tenere alto il fronte della protesta. O si scompare. Così anche l'intervista rilasciata da Roberto Calderoli a Repubblica diventa un ottimo modo per arringare i presenti. «Se anche Calderoli - spiega uno studente di Scienze Statistiche - che resta un individuo ignobile, riconosce la forza del movimento, significa che il giochetto gli è saltato. Questo movimento non ha avuto paura e non ha subito il contraccolpo dell'attacco fatto attraverso le organizzazioni neofasciste». E se il Pd apre al dialogo sull'università ecco l'attacco frontale: «Il Pd e Veltroni non hanno nessuna delega a trattare al posto nostro. Il governo tratti con noi». Anche la Cgil, chiedono, «metta la propria struttura a servizio del movimento». Qualcuno propone un «sit-in assedio» alla Rai che non sta facendo un'informazione corretta. Altri un questionario per capire «cosa pensa l'opinione pubblica del movimento». Una cosa è certa, spiega uno dei ragazzi al microfono, «noi siamo la politica vera. La riforma dell'univerità parte il 15 e 16 novembre dall'università. I vostri metodi vecchi di fermare il movimento non funzionano più». In aula sono rimaste una cinquantina di persone. Forse il movimento si sta fermando da solo.