Patrizia Pennella p.pennella@iltempo.it L'AQUILA Schizzi di ...
Un'esclusione con riserva per irregolarità formali, problemi legati, essenzialmente, alla certificazione di alcune sottoscrizioni. Secondo la legge un listino deve avere minimo 1.750 firme a sostegno. Al Pdl ne sono state riconosciute valide 1.680; altre 267 sono state annullate. Su 190 delle sottoscrizioni contestate manca o non è ben visibile il timbro dell'ente di appartenenza dell'autenticatore; sono presenti firma e qualifica. Il secondo tipo di errore riguarda la mancanza della qualifica di chi ha autenticato e sarebbe stato riscontrato su una trentina di firme. Il terzo problema, sui casi rimanenti, è nei certificati di iscrizioni alle liste elettorali di alcuni dei sottoscrittori nei comuni di Celano e Teramo: rilasciati su carta intestata non presentano timbro dell'ente. La non ammissione del listino del candidato presidente della Regione del Pdl, Gianni Chiodi, si porterebbe dietro la non ammissione delle quattro liste collegate: Liberal Socialisti, Mpa, e la civica Rialzati Abruzzo che comprende Dc e Abruzzo Futuro. Come dire, una bella grana. Fabrizio Di Stefano, uno dei due coordinatori della campagna elettorale fa il sorriso feroce: «Riteniamo che i rilievi siano riferiti a errori formali e non sostanziali sui quali i presentatori di lista faranno le opportune deduzioni e, come spesso è accaduto, sarà chiarito tutto. Resta il fatto - ha aggiunto - che si tratta di un episodio deprecabile che sarebbe stato meglio evitare al fine di scongiurare strumentalizzazioni di parte». Sottinteso: se dovessero esserci guai, qualcuno pagherà per questo. Certo è che gli avversari non ci sono andati lisci, con i commenti. Francesco Storace si butta sull'ironia: «Se non conoscono le leggi elettorali, come fanno a dire di poter governare la Regione... Contro la legge lo ha già fatto Del Turco...». Alfonso Mascitelli, coordinatore regionale Idv corre più avanti: «O il Pdl non ha neppure gli strumenti per predisporre regolarmente una lista elettorale, e quindi dubito della capacità di governo della stessa forza politica; oppure in casa Pdl si è consumata una vendetta interna». E oggi Antonio Di Pietro andrà in Tribunale. A mettere un punto fermo ci prova Gaetano Quagliariello, vicepresidente vicario dei senatori Pdl: «Sulla materia esiste una robusta giurisprudenza del Consiglio di Stato e della Corte di Cassazione che ci fa ritenere di poter già domani chiarire ogni cosa. Da ultimo, un caso analogo si è verificato proprio in Abruzzo, ha visto protagonista La Destra in occasione delle ultime elezioni politiche e si è risolto a favore di quella lista». Chiosa Chiodi: «Il centrosinistra non si illuda che un risultato elettorale che appare scontato possa essere alterato a tavolino con cavilli e formalismi».