Giancarla Rondinelli g.rondinelli@iltempo.it Ora di pranzo ...
«Quindi lei, uomo del nord, ama la cedrata, bibita tipica del sud?», chiedo subito. E lui, con molta nonchalance risponde: «In realtà è una questione tattica: la cedrata la danno solo in questo punto della buvette, così evito la fila». L'ex vicepresidente di Confindustria è uno degli uomini più presenti a Montecitorio. Difende con orgoglio la sua scesa in campo e anche lo schieramento. Mantovano doc e veltroniano convinto. Figlio di uno degli imprenditori della Cai, la cordata salva Alitalia, motivo per cui, negli ultimi mesi, ha avuto più di qualche attrito interno al suo partito, sotto lo slogan del "conflitto d'interesse". A questo punto la domanda è: si è arrabbiato? «Ho risposto a queste persone che non sono portatore di alcun conflitto d'interesse. Nel tentare di confondere su questa materia o si è ignoranti o si è in malafede. Dato che chi l'ha detto non è ignorante probabilmente è in mala fede». È vero che non ha partecipato ad alcuna assemblea dell'attività imprenditoriale di famiglia in cui si parlava di Alitalia? «È vero. Non l'ho fatto perché ero alla Camera e perché non era giusto partecipare. Quando mi sono candidato ho fatto una scelta, probabilmente anche di non ritorno. Ma questa scelta non può minimamente costituire un vincolo imprenditoriale alle aziende che mio padre controlla». Ha tentato di far cambiare idea a suo padre? «Ma l'intervista la sta facendo a me o a mio padre? Comunque le rispondo. Mio padre fa l'imprenditore e quindi giustamente deve fare quello che sta facendo». Ma gliene aveva parlato prima di ufficializzare la decisione di entrare in Cai? «Sono anni che mio padre parla di Alitalia, lo sapevano anche i muri». Ma poi lo ha fatto con Berlusconi al governo. «Ripeto, è un libero imprenditore. La sua decisione di intervenire su Alitalia nasce da prima dell'avvento del governo Berlusconi». Sta dicendo che non è un'operazione politica? «Assolutamente. L'ha detto anche lui». Giovane imprenditore, lombardo, ambizioso, esperto di economia...è sicuro di non essere sceso nella parte sbagliata? «Non ho mai dovuto fermarmi a pensare quale fosse la mia parte. Non l'ho fatto e soprattutto ho scelto la parte che sento dentro di me, nei geni, nella mia formazione, rimanendo credibile e me stesso». Scusi, ma la maggior parte degli imprenditori sta a destra. «Questa è una cosa che caratterizza il nostro paese ma non contraddistingue altre democrazie». Quando ha accettato la proposta di Veltroni pensava di vincere le elezioni? «Quando accetti una competizione lo fai per vincere anche quando le condizioni di partenza sono difficili. Credevo molto e credo nel programma di Veltroni e nell'affermazione del Pd come partito di governo». È quello che voleva fare da piccolo? «Non mi sono mai posto queste domande». Quindi non aveva un sogno? «Certo, ma di altro tipo». Lei è ministro ombra per lo Sviluppo Economico. Dica la verità: avrebbe voluto essere al posto di Scajola? «Sarebbe presuntoso rispondere affermativamente». Ma se aveste vinto le elezioni, forse... «Probabilmente. Ma non finisce qua. Questa è solo la prima legislatura». Ambizioso! Dove vuole arrivare? «Proseguirò con totale abnegazione e impegno. Credo molto nelle istituzioni, e vorrei che fossero rispettate». Chi non lo fa? «Beh negli ultimi 15 anni il senso istituzionale si è un po' logorato». Perché non c'è dialogo tra maggioranza e opposizione? «Berlusconi non vuole il dialogo con noi». Il premier dice che è impossibile farlo. «Il capo del governo non può scegliersi l'opposizione e ha il dovere costituzionale di confrontarsi e valutare le proposte che continuamente facciamo. È un grave errore quello di Berlusconi di isolarsi sulla sua maggioranza». Ha stima del premier? «È il presidente del Consiglio del mio Paese e quindi lo rispetto. Vorrei che tornasse ai suoi propositi di inizio legislatura, purtroppo rimasti tali». E per Gianni Letta? «Lo stimo molto e lo apprezzo soprattutto per la sua sensibilità e il senso delle istituzioni». Cosa ha provato alla sua prima manifestazione Pd? «È stata una manifestazione democratica, ordinata e pacifica, sotto le bandiere del Pd, con milioni di persone. Ho sentito un'incredibile energia positiva che tra l'altro ho provato in tutta la campagna elettorale di Veltroni». Scusi, come milioni? Per la questura era circa 250 mila. «Ho trovato stucchevole tutta questa storia dei numeri. La foto del Circo Massimo parla da se». La manifestazione è stata organizzata dalla stessa squadra della manifestazione di Cofferati. Non è che ora Veltroni dovrà pagare un prezzo alla Cgil? «Non credo proprio». In questo momento c'è un buon feeling governo e Confindustria. A differenza del passato. «Non c'è dubbio che ci sia un legame stretto. Ma mi viene difficile. immaginare un rapporto stabile con il governo in tutti i cinque anni. Conosco Confindustria». Chi è il vero leader del Pd, Veltroni o D'Alema? «C'è un solo leader, Veltroni». A Montecitorio si dice che lei non ha un buon rapporto con D'Alema? «È una barzelletta. Il mio rapporto con lui è di profonda stima e di antica conoscenza». Finora il suo partito ha agito bene? «Sì». Come mai ci sono poche foto sue in giro? È riservato? «Forse non sono fotogenico. Eppure ho partecipato a tante trasmissioni televisive. Anzi, approfitto della sua intervista per ringraziare Bruno Vespa per tutte le volte che mi ha invitato. Chi fa il politico e pensa di essere riservato non ha capito niente». È vero che è bravo a fare le imitazioni? «Possibile». Cavallo di battaglia? (Ride) - «Giulio Tremonti». È vero che preferirebbe l'Udc al posto dell'Idv come suo alleato? «Sarei molto felice di un'alleanza anche con l'Udc. Spero che ci sarà o che ci potrà essere». Sarebbe contento se anche suo figlio facesse politica? «Beh, non è un male». Tra poco sarà Natale. Che regalo le piacerebbe ricevere da Berlusconi? «Al presidente del Consiglio non si chiedono regali». Altri desideri? «I miei desideri sono i miei. Una parte di essi l'ho già realizzata. Sugli altri ci sto lavorando....».