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Veltroni: «Sarà referendum»

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«Con le proteste - sottolinea - noi siamo stati già di manica larga», mentre l'opposizione «inganna e prende in giro tanti ragazzi». Quindi il governo andrà avanti. Unica possibilità di ripensamento: una correzione alle risorse per la scuola privata. La reazione del premier non piace affatto al leader della Cgil Guglielmo Epifani, che lo accusa di «soffiare sul fuoco», mentre scalda gli animi tra manifestanti e minoranza. La tensione era nell'aria da giorni, ma è successo ieri, con il voto finale alla riforma Gelmini, che Pd e Idv affilano le armi e gli studenti annunciano una mobilitazione ad oltranza. Poi gli scontri tra studenti a Piazza Navona complicano di più le cose. In Aula il ministro Mariastella Gelmini ascolta composta, per lo più a braccia conserte, gli interventi dei senatori. Stretta in un bolerino grigio su pantaloni neri, con capelli raccolti a coda di cavallo, si mostra impassibile alle critiche dell'opposizione. Anche quando il presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro l'accusa di aver risposto solo «con il silenzio» e «l'afasia» alle istanze del mondo della scuola e della società civile. Non un sospiro, nè un gesto. Solo dopo il voto finale parla e stringe mani ai colleghi della maggioranza che si complimentano con lei. Unico commento: «È tornata la serietà». In Aula, il rito del voto fila via tranquillo nonostante l'intervento di Francesco Cossiga che ribadisce di aver «infiltrato», quando era ministro dell'Interno, il movimento studentesco di agenti provocatori «pronti a tutto» per poi «manganellare» gli universitari riportandoli «alla ragione». Ad un certo punto i vertici del Pd convocano una conferenza stampa alla Camera per dire che ormai l'unica strada è il referendum. «Dobbiamo riportare scuola e università al centro dell'agenda politica - annuncia Walter Veltroni - per dire "no" al taglio imposto dal governo e puntare alla qualità». Al via dunque i banchetti per raccogliere le firme insieme al mondo della scuola.

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