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Ora è Meloni a fare lezione in piazza

Giorgia Meloni, ministro della gioventù

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Lì, davanti l'entrata principale della Camera dei deputati, passa chiunque: dagli «anonimi» parlamentari ai «super-leader» della politica. E tra borse in pelle, auto blu e cravatte a pois, spunta anche il ministro della Gioventù. Qualcuno se ne accorge: «È Giorgia Meloni», bisbigliano. Anche l'insegnante stoppa la «lezione». Lei si ferma. E i ragazzi ne approfittano: «Ministro perché insistete col maestro unico?» «Perché volete tagliare le risorse?» «Sbagliate a fare delle classi solo per immigrati». Meloni ne approfitta, è l'occasione per fare chiarezza. Così, quando il centro di Roma torna a bagnarsi per la pioggia, decide di dedicare il suo tempo a quei ragazzi. E la lezione di storia diventa una vera e propria lezione sul decreto del ministro Gelmini. «Il tempo pieno nelle scuole verrà aumentato, pensate oltre al beneficio degli alunni l'enorme vantaggio per i genitori», è uno dei punti affrontati da Meloni, che non si tira indietro e risponde a ogni domanda in modo capillare ma utilizzando un linguaggio semplice per non confondere i ragazzi. A pochi metri di distanza, nella sala dell'ex cinema Capranica, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri (capigruppo del Pdl) stanno spiegando ai giovani di centrodestra i progetti sulla scuola e attaccano i rettori «baroni che truccano i concorsi». Giovanni Donzelli di Azione universitaria e Francesco Pasquali, numero uno dei Giovani per la Libertà, ci tengono a precisare che tra gli studenti non c'è una sola voce, e che non si faranno mai strumentalizzare da professori sessantottini. La riunioni tra «grandi» e «piccoli» del Pdl prosegue tra gli applausi, mentre Giorgia Meloni è ancora sotto la bagnatissima piazza Montecitorio a parlare con gli studenti. Dopo 45 minuti i ragazzi sembrano avere le idee più chiare. Qualcuno capisce che le informazioni che avevano sul decreto non erano del tutto esatte. Meloni incanta: nel senso che riesce a giocare con loro, ridere, tornando seria quando c'è da spiegare che non ci saranno classi differenziate. Una ragazza dice di essere messicana: «Non è giusto isolare gli stranieri». Due minuti e il ministro della Gioventù mette in chiaro le cose, assicurando che «non siamo razzisti, ma un Pease sempre attento ai problemi degli immigrati: non come gli spagnoli che si permettono di farci la morale». Alla fine Meloni saluta tutti, professoressa inclusa, tra le foto e gli applausi degli alunni. Forse, per i ragazzi della scuola Augusto, questa è stata la lezione più importante dell'anno.

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