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Ma i Democratici incoronano Di Pietro: «Tonino, grazie di esistere»

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I due si abbracciano e si scambiano convenevoli. «È andata bene» esordisce l'ex pm. «Sotto il palco è già pieno di gente - risponde il vicesegretario del Pd - e non sono ancora arrivati i cortei. Sì, sta andando bene». Giusto il tempo di sincerarsi che le trattative per le regionali abruzzesi stiano procedendo («so che ieri sera si sono visti» spiega Di Pietro) e Franceschini se ne va, diretto dall'altro lato della piazza, quello dove è stato allestito il palco. Tonino no. Resta lì ad «agitare» le folle invitandole a firmare per il referendum contro il lodo Alfano. È una trottola impazzita. Firma autografi, stringe mani. Tutti quelli che passano vogliono toccarlo, farsi una foto con lui. «Abbiamo bisogno di unità» lo esorta un militante. «Ora non scappare più» insiste una signora. Ad un certo punto, dalla folla che lo circonda, si alza addirittura un liberante: «Grazie di esistere». Tutti lo cercano, tutti lo vogliono. Lui non si tira indietro, ma insiste con i suoi: «Avvertite tutti che qui si firma. Un attimo di dovere prima del divertimento». Prende in mano un megafono: «Mettete dei tavolini qua. Tutti quelli dell'Italia dei valori diano una mano a raccogliere le firme». Suda Tonino, ma non si ferma. C'è un gruppo di piloti e assistenti di volo Alitalia. Si avvicina e gli consegna una bandiera dell'Idv modificata («Alitalia dei valori»). Lui ride poi, insieme, si mettono a saltare al grido di «Chi non firma Colaninno è». È il vero eroe della giornata. Anche se lui, per non alimentare polemiche, insiste: «Non c'è nessuna differenza di idee tra il popolo dell'Idv e quello del Pd. E oggi siamo tutti qui per mandare una messaggio politico a Berlusconi. Un'alternativa è possibile». Una giornalista insiste: «Ma voi non avete partecipato ai cortei?» «None - risponde seccato in molisano -. Noi abbiamo partecipato ai cortei. Facciamo opposizione insieme al modello berlusconiano. Non serve seminare zizzania». Qualcuno gli ricorda del sondaggio secondo cui il popolo del Pd preferisce l'Idv all'Udc. «Lo sapevo anche prima del sondaggio» replica. La stanchezza comincia a farsi sentire. Così, quando un militante (l'ennesimo), gli fa notare che serve unità, risponde piccato: «Io sto qua! Mi dispiace che altri non siano venuti a piazza Navona». I giornalisti prendono appunti e Tonino sbotta: «Vergognatevi! Siete una massa di infelici, giornalisti da quattro soldi. Noi siamo orgogliosi e felici di essere qui. Ma voi volete solo veder scorrere il sangue». Inizia a parlare Veltroni. Di Pietro allontana tutti: «Fatemi sentire». La gente continua ad avvicinarsi e lui scappa. Guarda impazientemente l'orologio. «Dobbiamo partire subito o non ce la facciamo» gli dice una guardia del corpo. Tonino comincia a girare qua e là. Poi scompare tra la folla. «Si sposta davanti per sentire meglio» spiegano i suoi. Ma forse se ne è semplicemente andato prima che Veltroni finisse di parlare. Ma questo non si può dire.

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