L'annuncio di Sergio Cofferati di non voler ripresentare la ...
Dopo aver lasciato la Cgil, infatti, Cofferati era divenuto uno dei leader più amati e credibili della sinistra, in corsa per la guida dei Democratici di Sinistra. E invece, imprevedibilmente, con uno scarto inatteso, l'ex segretario generale della Cgil abbandonava la scena politica nazionale e sceglieva un ruolo di amministratore locale, sia pure di una città importante come Bologna. Diversamente da Veltroni che si rifugiò a Roma, presentendo la sconfitta del suo partito, Cofferati compì una scelta nobile, e sulla quale poco si è riflettuto, nel momento di maggiore successo e popolarità della sua persona. Perché lo fece? Per rispondere a questa domanda, è necessario considerare che gli esponenti del sindacalismo italiano, in particolare della Cgil, hanno una forte componente ideologica e politica, ma sempre originale e irriducibile alla politica tradizionale. Basta fare il nome di altre importanti figure della Cgil come Giuseppe Di Vittorio, Luciano Lama e, in ultimo, Vittorio Foa, che hanno sempre mantenuto una loro insopprimibile autonomia politica e umana. Questa è anche la specificità di Sergio Cofferati. Il prossimo anno, dunque, si eleggerà il nuovo sindaco di Bologna, il successore di Cofferati. Chi scenderà in campo per il cosiddetto centrodestra? Ci sarà un leader nazionale del centrodestra capace di un gesto politico simile a quello compiuto da Cofferati? Perché non c'è dubbio che per vincere le elezioni a Bologna è necessario che decida di concorrere un esponente politico di valore nazionale. Milano, Venezia, Roma, Torino, Napoli: sono tutte città guidate da leader politici che hanno un ruolo nazionale nei loro partii di appartenenza. Bologna non può fare eccezione, soprattutto dopo Cofferati. Se fossi nei panni del mio amico Pierferdinando Casini sceglierei di candidarmi a sindaco di Bologna: la città del presidente dell'Udc. In questo modo, l'ex presidente della Camera potrebbe diventare il candidato sostenuto da tutte le forze politiche del centrodestra, ottenendo il risultato di superare, con la propria candidatura, la frattura consumata con il Partito della Libertà in occasione delle ultime elezioni politiche. Sono convinto che una scelta di questo genere, potrebbe rafforzare la leadership di Casini, con un successo ottenuto sul campo, restituendogli un ruolo politico reale, non quello derivante dalle capriole dialettiche che il leader dell'Udc è costretto a recitare sul palcoscenico romano fra la sponda di una sinistra in crisi e la difficoltà di riallacciare un rapporto con il Pdl. Non pretendo che Casini segua i miei consigli. Spero solo che ci pensi.